Contesto storico

L’8 dicembre 1913, verso le 14, l’avanguardia della spedizione Miani, formata da alcuni elementi della 1ᵃ compagnia eritrea posta al comando del capitano Severini, scorse da lontano un grosso quantitativo di cammelli, circa 60, scortati da circa 600 uomini armati. Gli uomini al comando del tenente colonello Miani, i quali avevano appena messo piede nel Fezzan con il compito di occuparlo, fino a quel momento incontrastati, si preparano al loro primo scontro contro i combattenti di Mohammed Ben Abdallah.

Schieramento iniziale

La battaglia

La colonna nemica si stava muovendo per effettuare una manovra aggirante mirata a colpire le spalle ed il fianco della formazione italiana. Miani, portatosi in autocarro in posizione avanzata, osservò la disposizione delle truppe avversarie e diede precisi ordini a tutti i comandanti di reparto. La colonna continuava a muoversi nella stessa direzione, ma da essa si staccava il gruppo libico del capitano Streva che doveva deviare la propria marcia, dirigersi verso Nord e fermare frontalmente l’avanzata della mehalla nemica, coadiuvato dal fuoco d’artiglieria della batteria Mondini. Nel frattempo la 1ᵃ e la 2ᵃ compagnia eritrea, poste al comando del maggiore Suarez e posizionate sul fianco sinistro della colonna, cominciarono un movimento aggirante a sud che con una rapida svolta verso ovest avrebbe negato qualsiasi tentativo nemico di raggiungere l’oasi di esc Scebb. A sostenere l’avanzata degli eritrei vi era la batteria Locurcio, posta a 400 metri di distanza con la batteria Mondini. Le due formazioni d’artiglieria erano supportate a loro volta dal Capitano Giannini e difese dalla compagnia libica del capitano Rossi. Miani decise inoltre di lasciare di riserva la 3ᵃ compagnia eritrea del capitano Bardi, deciso ad utilizzarla al momento opportuno. Verso le 14:30 iniziò lo scontro, i guerriglieri presi alla sprovvista arrestarono la propria marcia e cercarono riparo per rispondere al fuoco.

La battaglia

Col passare dei minuti il fuoco di fucileria diventò sempre più fitto. Severini e la sua compagnia intanto procedettero verso sud e presero posizione. Furono rincalzati poco dopo dalla compagnia eritrea del capitano De Dominicis che si andò a schierare alla loro sinistra. L’artiglieria non rimase a guardare, piazzò in dieci minuti i pezzi ed alle 14:55 aprirono il fuoco sui guerriglieri libici, sparando in breve tempo un totale di 72 colpi. Nel frattempo Streva, con le compagnie Giorgetti e Piroli e la sezione mitragliatrici Rizzo, si spinse in direzione ovest ad occupare una serie di rilievi, alquanto importanti per l’andamento della battaglia, dato che se caduti in mano nemica potevano diventare un serio problema. Le due compagnie, impegnate nello scontro a fuoco, furono minacciate da un aggiramento che fu però prontamente sventato dalla centuria libica del tenente Mammano. In questo preciso momento Miani decise di impiegare la riserva, composta dalla compagnia Bardi che prese posizione alla destra delle due compagnie libiche. Intanto, sostenute dall’artiglieria, le compagnie eritree avanzarono a grossi balzi in avanti verso il nemico riuscendo a disperdere la carovana. De Dominicis ed i suoi uomini riuscirono a catturare in questo rapido attacco anche il capo della mehalla, Bel Gassim el Beddi, che morì poco dopo. Con lui perse la vita anche il secondo in comando, Omar Abd el Nebi.

L’inseguimento

Il grosso della banda nemica, perso ogni punto di riferimento e scossa dal pesante combattimento andò in rotta. Qualche minuto dopo le 16:00 cessarono quasi del tutto le ostilità, i pochi fuggitivi furono incalzati da alcuni reparti eritrei. Fornari, esaminato il rapporto di Miani sullo scontro sottolinea che l’inseguimento fu fermato circa mezz’ora dopo, riportando una breve frase del tenente colonnello: “non era più possibile esercitare alcuna azione”. Il diario di Rellini invece ci informa del fatto che l’inseguimento finì per le 18:00. Probabilmente lo stop fu dato da Miani qualche ora prima ma continuò comunque in qualche caso isolato, come testimonia la medaglia d’argento conferita al muntaz Omar Abdallah.

Conseguenze

Lo scontro di Esc Scebb ci da delle preziose riflessioni per gli scontri avvenire. La piccola colonna doveva necessariamente evitare di far concentrare le forze nemiche, cercando di batterle separatamente. Per vincere un qualsiasi scontro in un territorio così ostico come il serir bisognava mantenere una seppur minima superiorità numerica, soprattutto perché i guerriglieri arabi erano decisamente più mobili ed insidiosi degli italiani nei loro movimenti aggiranti. In più, l’ottimo impiego dei pezzi delle due batterie cammellate sicuramente non passò inosservato agli occhi dei ribelli. Visto il ruolo cruciale che ebbe nello scontro l’artiglieria, come vedremo in seguito, uno degli obiettivi primari delle puntate avversarie nei prossimi scontri sarà proprio quello di mettere fuori gioco i pezzi d’artiglieria. 

Miani, finito lo scontro, fece concentrare la colonna nei pressi delle alture ove presero posizione le due batterie, e cercò di trasmettere alcuni radiotelegrammi a Socna, purtroppo uno strano fenomeno elettromagnetico interferì con le comunicazioni. Si fece anche il conto delle perdite. I guerriglieri persero circa un centinaio di uomini, tra cui un’ottantina presso i pozzi ed il resto nella rovinosa ritirata. Gli italiani lasciarono sul campo tre arabi morti e sei feriti, tra questi vi era il capitano Giorgetti, ferito alla coscia destra. Per il coraggio dimostrato dall’ufficiale durante il breve scontro gli fu conferita la medaglia d’argento al valor militare con la seguente motivazione: “Guidava con perizia il suo reparto alla conquista di una posizione occupata dagli avversari; ferito ad una gamba, continuava a prendere parte all’azione finché l’obiettivo non fu raggiunto, dando così ai dipendenti esempio di valore e fermezza. – Serir Scebb, 10 dicembre 1913”

Bibliografia:

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  • Bassi, Gabriele. Combattere per l’Italia. L’immagine dei libici in armi nel periodo coloniale (1911-1943). I Sentieri Della Ricerca.
  • Guido Fornari, Gli Italiani nel Sud Libico. Le Colonne Miani 1913-1915, 1940
  • Guido Rellini, Con la spedizione Miani per l’occupazione del Fezzàn, in BSGI, 1927
  • Ettore, Miraglia. Senussia in Tripolitania ( 1914-1916). 
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  • Zoli, Corrado. Come abbiamo conquistato il Fezzan, La nuova rivista di fanteria, 1914-1915.

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