Bruno Tofano e la 3ᵃ battaglia dell’Isonzo

Biografia

Nacque a Salerno il 22 Gennaio 1872. Da giovane fu allievo del collegio militare “Nunziatella”. Terminato questo percorso frequentò l’accademia di Torino, venendo poi promosso a sottotenente, con R. Decreto del 16 novembre 1890, e destinato alla scuola d’artiglieria e genio. Superati gli esami finali, fu promosso tenente, con R. Decreto del 7 agosto 1892 e destinato al 29o reggimento d’artiglieria. Lascio questo reparto circa due anni dopo, dato che per determinazione ministeriale del 27 dicembre 1894 fu trasferito al 24° reg. d’artiglieria. Il 2 gennaio del 1895, a Mentone, ebbe luogo un duello a colpi di sciabola tra Bruno ed un altre tenente, Pietro Vergori, assegnato ad un reg. da fortezza. Come riporta il Corriere della Sera: “Dopo tre attacchi, il Vergori morì a seguito alla recisione della carotide. Anche Bruno fu gravemente ferito, ma in un attimo di lucidità cercò invano di salvare Vergori, ma inutilmente. Arrivata la gendarmeria, Bruno fu portato all’ospedale”. Questa notizia però risulto essere falsa, in quanto i due contendenti non parteciparono alcun duello ed entrambi erano in ottima saluta. Si tratta quindi di una notizia totalmente inventata, che in poco tempo fu riportata dai maggiori quotidiani d’Italia. Bruno infatti, letta la notizia nei vari quotidiani, si precipitò presso la sede dell’Italia Militare per smentire il tutto. Qualche anno dopo, il 29 settembre 1904, fu promosso al grado di Capitano e destinato al 3° artiglieria da fortezza (costa e fortezza). Qui rimase per quasi 8 anni, finché fu nuovamente trasferito, per determinazione ministeriale 4 gennaio 1912 all’ispettorato generale d’artiglieria. Qui prestò servizio per due anni, venendo posto fuori quadro il 20 novembre 1914. Nello stesso anno fu poi nominato cavaliere.

Grande Guerra

Scoppiata la Grande Guerra, Bruno fu assegnato al 32° Reg. Artiglieria da Campagna, unità facente parte della 16a Divisione, parte a sua volta della 3a Armata. Durante la 3° battaglia dell’Isonzo, il 21 ottobre 1915, Bruno troverà la morte a seguito del fuoco di controbatteria austriaco. L’evento fu riportato per intero in una lettera scritta dal Tenente Salvi al periodico “L’illustrazione Italiana“, di cui riportiamo l’intero spezzone: “In questi giorni ho raccolto dalla bocca di coloro che erano presenti qualche particolare sugli ultimi momenti del maggiore Tofano, particolari che ne rendono sempre più fulgida e più bella la morte gloriosa. Era il primo giorno dell’assalto: dopo due giorni di fuoco ininterrotto dell’artiglieria, le nostre fanterie dovevano uscire dal ripari e lanciarsi alla conquista. Per accompagnare l’avanzamento della fanteria una nostra batteria era stata piazzata su una collinetta dove già avevamo un osservatorio avanzato a soli 500 metri dietro le trincee di fanteria. Questa batteria, perché espostissima al tiro nemico e facilmente individuabile, doveva mascherarsi aprendo il fuoco soltanto nel momento decisivo della lotta. Anche essa era sotto il comando del maggiore Tofano (3a batteria). Erano le 8.30 del mattino, la batteria che aveva aperto il fuoco era stata individuata dal nemico e su di essa siri versava una tempesta di proiettili. Il maggiore, che era nell’osservatorio, per quanto scongiurato a non esporsi volle uscire per meglio osservare gli effetti del proprio tiro e calmo come al suo solito ando ad uno dei pea e sali sulla piazzola col sottotenente che era al pezzo. Furono visti dai nemici? Non so ma certo su quella posizione scoperta ed a quella breve distanza essi erano visibili anche ad occhio nudo. Il maggiore stava osservando col binocolo, aveva quindi ambedue le braccia un poco rialzate e piegate ad angolo: una granata, arrivando di fianco, gliele spezzo tutte e due in maniera orribile sfiorandogli il petto ove segnò il suo passaggio con una lunga ferita; poi continuando il suo cammino asporto quasi completamente la testa del povero tenente (Sottotenente Giorgio Turletti), che era vicino al maggiore e ne mori, sul colpo. In questo momento, anzi da questo momento il maggiore diede la più fulgida prova di stoicismo e di forza d’animo che si possa immaginare. Egli era a terra dalle sue vene spezzate sgorgava il sangue abbondante il capo-pezzo, che aveva intuito la disgrazia, usci dalla piazzola e corse a lui per aiutarlo. Il maggiore gli impose di ritornare al suo posto, il capo pezzo non volle e si piego per raccogliere il suo superiore. Questi allora gli grido: “Ti ordino di ritornare al tuo posto!” e più dolcemente, aggiunse : “voglio sentire ancora una volta la voce dei miei cannoni.” Il soldato chino la testa ed obbedì. Sembravano eroismi tramontati, questi, è vero? Cose che si leggevano soltanto sui libri! Eppure la guerra li ha fatti risorgere. Intanto era giunto il ciclista del maggiore fu esso che lo trasporto ai piedi della collina dove venne adagiato in una barella. Durante la discesa il ciclista era sfinito dalla fatica, sotto la raffica del fuoco nemico. Prima di lasciare andare il ciclista, il maggiore volle baciarlo e lo ringrazio di quanto aveva fatto per lui. Poi anziché al posto di medicazione, ordino che lo trasportassero al gruppo chiamo il capitano anziano e gli dette gli ordini per essere sostituito; si informò sull’azione del tiro, salutò il colonnello ed i suoi ufficiali. Soltanto dopo tutto questo penso a sé stesso e si lascio portare all’ospedale. Ma ormai egli era finito; le sue braccia si reggevano attaccate al corpo soltanto da brandelli di carne l’enorme quantità di sangue perduto lo aveva dissanguato. In momenti di maggiore chiaroveggenza fu visitato da Sua altezza il Comandante la 11 Armata. Dopo due giorni dovettero amputargli il braccio sinistro perchè incominciava la cancrena: poche ore dopo egli era morto! Finchè fu in sè l’unico suo rimpianto era per la morte del tenente: dicono che poche ore prima che finisse, un ufficiale del reggimento si recò al suo capezzale per comunicargli la sua promozione a tenente colonnello per merito di guerra e la ricompensa al valore, ma egli non potè avere la soddisfazione del riconoscimento del suo valore. Fu sepolto nel camposanto di Aquileia, ai piedi dello storico campanile, mentre lontano le sue batterie tuonavano ancora sempre per la gloria e per la redenzione d’Italia. Alcuni ufficiali pensano ora di erigergli un modesto monumento. La sua tomba, fra i cipressi, in vista del Carso, è fra le più fiorite e continuamente visitata: è curata come se la pietà di una madre o di una sorella la coltivasse!”

Un da Cannone da 149G in posizione

Come detto nel breve scritto, il maggiore morirà il giorno stesso per le ferite riportate all’Ospedale da Campo n. 47, installato presso il Monastero di Aquileia. 

Gli fu conferita postuma la Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione: “Teneva durante il combattimento, il comando del gruppo stando sulle più avanzate trincee di fanteria. Per meglio seguire l’avanzata di una colonna, che doveva essere accompagnata dal nostro fuoco, si recava in un punto culminante violentemente battuto. Ferito gravemente alle braccia da un proiettile che lo colpiva in pieno, ordinava al capo pezzo, uscito dal riparo in suo soccorso, di occuparsi del tiro, che in quel momento urgeva intensificare; e, col caporale, che lo aveva tolto sulle spalle, insisteva perché lo deponesse a terra e pensasse a mettersi al riparo: mirabile esempio a tutti di osservanza del dovere ad ogni costo e della più grande fermezza d’animo. Rocca di Monfalcone, 21 Ottobre 1915″

Bibliografia

  • Bollettino ufficiale delle nomine, promozioni e destinazioni negli uffiziali dell’esercito italiano e nel personale dell’amministrazione militare, 1890, 1892, 1894, 1904, 1912, 1914.
  • Illustrazione Italiana, n. 50, pag. 526.

Sitografia

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