Contesto Storico

Nell’agosto 1813 gli austriaci, ormai ufficialmente entrati a far parte della 6a coalizione, invadevano le Provincie Illiriche (attuali Slovenia e Croazia), minacciando quindi direttamente i confini orientali del Regno d’Italia. Eugenio de Beauharnais, al comando di circa 50.000 franco-italiani, riuscì sostanzialmente a contenere l’avanzata austriaca e a vincere un primo limitato scontro a Feistritz. La sostanziale situazione di impasse però cambierà drasticamente quando la Baviera, confinante con il Regno al nord, firmerà una armistizio con l’Austria cambiando di fatto schieramento.

Eugenio si renderà dunque conto di non poter più difendere con soli 50.000 uomini l’intera estensione dei confini orientali del Regno, dalle Alpi Tirolesi a quelle Carniche fino a Trieste, decidendosi ad una prima ritirata strategica per attestarsi sulla linea dell’Isonzo tra il settembre e l’ottobre del 1813. Per rafforzare la sua posizione e soprattutto per trovare nuovi coscritti di cui aveva assoluto bisogno emanò quindi l’11 ottobre da Gradisca il seguente proclama, provando a far leva sui sentimenti patriottici dei sudditi italiani per tentare un ultima difesa del suolo patrio.
Il proclama
Popoli del Regno d’Italia,
Voi siete stati i felici testimonj delle prime gesta dell’Eroe che presiede a’ nostri destini. Più costantemente siete voi quindi presenti al suo pensiero, e più cari al suo cuore.
Non prima egli ebbe rialzato colle sue mani trionfanti il trono di Carlomagno, che questo trono fu consolidato, e lo fu per sempre.
Tutti i francesi giurarono di mantenerlo e difenderlo; essi sono stati fedeli al loro giuramento.
Ma ciò che l’IMPERADORE avea fatto per la Francia non bastava alla sua grand’anima. Egli non poteva essere insensibile alla sorte dell’Italia. Il suo primo voto fu quello di ridonare a voi pure la vostra esistenza e celebrità antica.
Egli si pose sul suo capo la Corona di ferro troppo lungo tempo giaciuta nell’obblio, e le volte del vostro tempio eccheggiarono di queste memorabili parole: Dio me l’ha data; guai a chi la tocca!
Queste parole eccitarono il vostro entusiasmo, ed il vostro orgoglio. Voi ne apprezzaste il vero senso e ripeteste allora con unanime grido: Dio gliel’ha data, guai a chi la tocca!
Da quel punto esistette il Regno d’Italia; da quel punto gl’Italiani, rigenerati, si rammentarono della gloria de’ loro antenati; da quel punto, in faccia all’Europa attonita, essi stabilirono il loro posto in mezzo alle Nazioni più onorate.
Italiani, io vi conosco: voi pure sarete fedeli a’ giuramenti vostri.
Un nemico che per lungo tempo vi ha successivamente assoggettati, e che ne’ secoli scorsi avea maggiormente contribuito a dividervi, a fine di non aver mai nulla a temere da voi, non ha potuto vedere senza inquietudine, e senza gelosia, il vostro risorgimento e lo splendore che lo circondava.
Per la terza volta egli osa minacciare oggidì il vostro territorio e la vostra indipendenza.
Voi avete valorosamente concorso a reprimere i suoi primi sforzi; ne tarderete a farlo pentire di quest’ultimo.
Questi nuovi motivi non eccitano oggidì il vostro patriottismo ed il vostro valore?
Voi non avrete dimenticato ciò ch’eravate, dodici anni sono. Voi siete degni di sentire ciò che siete divenuti da poi.
La mano che vi ha fatto risorgere, vi ha dato le instituzioni più nobili e più generose. Queste instituzioni formano ad un tempo il vostro orgoglio e la vostra felicità; né soffrirete che si osi tentare di rapirvele.
ITALIA! ITALIA! Questo sacro nome, che produsse nell’antichità cotanti prodigi, sia oggidì il nostro grido d’unione!
A questo nome, s’alzino i vostri giovani guerrieri, ed accorrano in folla per formare alla Patria un secondo baluardo, innanzi a ci il nemico non ardirà pure di presentarsi!
Il prode, che combatte pe’ suoi focolari; per la sua famiglia, per la gloria e l’indipendenza del suo paese, è sempre invincibile.
Sia il nemico forzato ad allontanarsi dal nostro territorio, e possiam noi con fiducia dire quanto prima al nostro augusto Sovrano: SIRE, noi eravamo degni di ricevere da Voi una patria; noi abbiamo saputo difenderla.
Dato dal nostro quartier generale di Gradisca l’11 ottobre 1813.
Eugenio Napoleone
Si ringrazia il Dott. Alessandro Quagliola, autore dell’articolo.