Formazione ed il risorgimento

Nacque l’1 giugno 1844 a Torino. All’età di diciassette anni entrò nell’Accademia militare, conseguendo, nell’ottobre 1862, la nomina a sottotenente del genio. Seguì poi i corsi della Scuola di applicazione di artiglieria e genio, e nell’agosto del 1865 fu promosso luogotenente e destinato al 2° reggimento zappatori. Con tale grado ed in quel reggimento partecipò alla campagna del 1866, dopo la quale, per le riduzioni avvenute nei corpi dell’esercito, fu posto in aspettativa per oltre un anno. Egli ne approfittò per conseguire la laurea di ingegnere presso la Scuola d’applicazione di Torino.
Nell’ottobre 1868 fu richiamato in servizio e destinato dapprima alla direzione del genio di Treviso, poi nell’officina del genio di Alessandria. Qui si dedicò, insieme ad altri ufficiali, allo studio dei materiale da costruzione e della teoria dell’urto e degli effetti delle azioni dinamiche sulle costruzioni.
Periodo post-unitario
Partecipò ad un corso speciale di studi alla Scuola superiore di guerra dal dicembre 1870 all’ottobre 1871, e passò poi alla Scuola di applicazione di artiglieria e genio con l’incarico di insegnante aggiunto di costruzioni, materia trattata allora in quell’istituto dal capitano Alberto Gabba.
Con il grado di capitano, conseguito nel dicembre 1873, fu nominato insegnante titolare presso la scuola stessa, ove dedicò l’opera sua per oltre dieci anni ad istruire nelle discipline più importanti (costruzioni civili e militari, meccanica applicata e fortificazione permanente) gli ufficiali dell’arma del genio. Compose con il maggiore Gabba l’opera in più volumi “Corso di costruzioni civili e militari”, utilizzata per molti anni dagli ufficiali del Genio.
Fu trasferito nel maggio del 1883 alla direzione del genio di Torino, presso la quale rimase circa quattro anni. Qui si distinse per il suo prezioso contributo nella realizzazione ed ammodernamento delle opere difensive poste sul confine occidentale.
Con la promozione al grado di maggiore, fu nuovamente destinato alla Scuola d’applicazione d’artiglieria e genio e successivamente, nell’agosto del 1889, passò al comando superiore del genio per i lavori della Regia Marina. In questo periodo studiò a fondo la stabilità dei battenti delle barche-porte, studi che lo portarono ad progettare tali opere per i bacini di carenaggio di Venezia e di Taranto.
Nel settembre del 1891 fu trasferito all’ufficio dell’ispettore delle direzioni del genio, fortezze e fabbricati, ove rimase, anche dopo la promozione a tenente colonnello, sino all’aprile del 1894. Tra i molteplici incarichi, ebbe in quel periodo fu chiamato. con decreto reale, a far parte, come consigliere straordinario, del consiglio superiore dei lavori pubblici per la compilazione di un regolamento generale per la costruzione, la sorveglianza e le prove periodiche dei ponti, viadotti ed opere metalliche in uso nelle ferrovie, nonché per l’esame delle proposte circa la natura e qualità dei materiali da impiegarsi nelle nuove costruzioni.
Passò nell’aprile del 1894 all’ufficio dell’ispettore generale del genio. Assunse nell’ottobre del 1895 il comando del 5° reggimento genio, corpo di nuova fondazione, e lo resse per tre anni, provvedendo alla costituzione ed al completo assetto dei servizi e dando un giusto indirizzo alle istruzioni tecniche della specialità minatori. Nel giugno 1896 fu promosso al grado di tenente colonnello.
Il generale Durand de La Penne, il quale nutriva verso l’ufficiale del genio una alta considerazione ed una profonda fiducia, lo richiamò all’Ispettorato generale del genio, all’importante posto di capo ufficio, che lasciò solo nel gennaio 1900 per assumere la carica di comandante del genio, dapprima a Venezia e poco dopo, nell’agosto 1900, a Roma. Nell’ottobre dell’anno successivo fu promosso maggior generale.
Nel settembre del 1903 ricoprì le cariche di ispettore delle costruzioni del genio e di ispettore generale dell’arma, ruoli che tenne fino al febbraio 1906. Fu promotore sia in campo civile che militare dell’utilizzo del cemento armato per le costruzioni, allora ancora poco utilizzato, vittima degli scetticismi dell’epoca.
Ritiratosi dal servizio nel 1908, visse i suoi ultimi anni dedicandosi alla famiglia, che adorava ed agli studi.
Morì il 1 settembre 1922 a moriva in Castel Gandolfo (Roma).