Hercolani-Gaddi Antonio conte e patrizio di Forlì

La giovinezza e l’avventura africana

Nacque a Napoli l’11 ottobre 1877 da Giulio Cesare e Annunziata Bellenghi. Frequentò la scuola militare di Roma. Il 6 gennaio 1898 fu nominato sottotenente di fanteria e assegnato al 64° Reggimento di fanteria. Il 16 febbraio 1901 fu promosso tenente. Si arruolò con lo stesso grado nella “Force Publique” belga e vi prestò servizio per tre anni (1903-1906). Fu destinato nel distretto dell’Uelé (Lado) poi trasferito a Sufilé, e da ultimo, promosso Capitano, ebbe il comando della stazione di Lado. Lasciò il servizio nell’ottobre 1906, venne decorato della Stella di servizio in argento, e classificato come “Ufficiale di grande merito”. Le sue esperienze coloniali però non finirono qui. Rimpatriato, riprese servizio nel Regio. Esercito. Su disposizione del Ministero degli affari esteri fu assegnato al Regio corpo di truppe coloniali e destinato al Benadir, regione storica della Somalia, dal dicembre 1906, partendo nello stesso mese dal porto di Brindisi.

Qui si distinse per le sue abili doti diplomatiche e politiche, ma anche per quelle militari, acquisite nella sua breve esperienza in Congo. La Somalia dopotutto in quegli anni era in tumulto, e gli sforzi italiani per sottomettere i riottosi furono alquanto dispendiosi. Il 6 febbraio del 1907 i Bimal, una tribù fortemente contraria alla penetrazione italiana, riunitisi sulla costa tra Mogadiscio e Merca, venivano dispersi da una colonna di circa 600 ascari posta al comando del tenente Streva, ma nella notte del 10 attaccarono alla loro volta di sorpresa a Danane la colonna medesima. L’attacco fu respinto con gravi perdite e ne seguirono parziali sottomissioni.

Fonte: Illustrazione Italiana

Qui si distinse nei furiosi combattimenti contro le forze ribelli, supportati anche dai ribelli della tribù Hinsera. Per questo motivo gli fu conferita la medaglia d’argento al valor militare con la seguente motivazione:”Nella predetta circostanza, durante il furioso assalto dei ribelli, dette prova di singolare coraggio e sangue freddo, animando con la voce e l’esempio le truppe fino a ottenere vittoria sul numero soverchiante dei nemici.”

Lo scontro di Danane in una copertina della “Domenica del Corriere”, disegnata dall’abile Achille Beltrame
Il commissario civile del Benadir Carletti decora il Hercolani-Gaddi Antonio con la medaglia d’argento al valor militare

Guerra italo-turca e permanenza in colonia

Partecipò alla guerra italo-turca in cui si distinse particolarmente durante lo sbarco e la successiva occupazione di Sirte, occupata grazie al fondamentale aiuto della famiglia Muntasser.  Per i suoi meriti conseguiti durante la campagna gli fu conferita la seconda medaglia d’argento al valor militare con la seguente motivazione: “Per l’abile organizzazione delle truppe arabe destinato all’occupazione di Sirte e l’audacia dimostrata nel compiere poi di viva forza lo sbarco contro nuclei nemici che non poteva valutare. Con la sua energia riuscì a catturare il caimacan e vari capi dei ribelli, ciò che portò alla completa loro sottomissione. Con fine tatto riuscì in breve tempo a pacificare la regione, allacciare relazioni con la Cirenaica e preparare l’occupazione di Socna. Sirte, dicembre 1911 – maggio 1912”. Successivamente fu incaricato di accordarsi con i capi locali e di analizzare la politica interna dell’entroterra libico in vista dell’occupazione del Fezzan. Si trovò spesso in disaccordo con Miani a causa delle diverse opinioni politiche in merito alla colonia ed alle sue relazioni con i Muntasser. Il contrasto tra i due raggiunse l’apice con l’arresto di Seif en-Nasser.

L’arresto di Seif en Nasser

La spedizione rimase a Socna per quasi 100 giorni a causa di un rifiuto generalizzato dei cammellieri di proseguire oltre la piccola oasi verso il Fezzan. Garioni ed Hercolani incolpavano di ciò Seif en Nasser mentre Miani dubitava di tale accuse. Il 13 Novembre 1913 iniziò una serie di azioni mirate alla cattura della famiglia di Seif en Nasser, ideate e capitanate dal capitano di Forlì. Fu catturato dalla compagnia eritrea del cap. Bardi il figlio del capo tribù, Abd el-Jalil, che si era asserragliato nella sua abitazione con una quindicina di uomini. Caricati i prigionieri in autocarro, Bardi si diresse ad Hammam. Infine fu arrestato con l’inganno tutto il resto della famiglia dallo stesso Hercolani in persona. Una volta arrivato a Uaddan, fece salire i membri della famiglia in un autocarro. Questi non opposero nessuna resistenza, dopotutto gli fu detto che era necessaria la loro presenza ad un’importante riunione che si doveva tenere a Socna. Una volta raggiunta Hon, i mezzi si staccarono dalla carovaniera e si diressero verso un nucleo di eritrei che in un attimo balzarono sul mezzo e li immobilizzarono. Neutralizzata qualsiasi forma di resistenza, il convoglio raggiunse il cap. Bardi; qui i due gruppi si fusero in un’unico convoglio che proseguì per Bu-Ngem-Misurata. I prigionieri furono imbarcati sulla nave “Tobruk” a Misurata Marina per Tripoli ed infine furono confinati a Zaura. Si trattava però di un arresto basato su prove circostanziali e prive di alcun fondamento. Tacciato di tradimento, le uniche prove che furono trovate per supportare questa teoria furono alcune lettere di Mohammed Ben Abdallah trovate nelle sue abitazioni di Socna e Uaddan, lettere che non trovarono risposta da parte del capo tribù. Essendo stati assoldati nella sirtica, i carovanieri temevano di più le ire del Muntasser che del capo tribù degli Ulad Sleman, perciò il rifiuto è da ricercarsi soprattutto nella volontà di Omar el Muntasser di intralciare il rivale, mettendolo in cattiva luce dinanzi alle autorità italiane. Ricevuti quindi precisi ordini dall’alto, Miani fu costretto ad obbedire. Per esprimere il suo dissenso ed il suo sdegno sulla vicenda, fece “sporcare le mani” all’Hercolani, dato che fu lui il vero mandante di questa ingiustizia, supportato anche dal Belli. Si rifiutò anche di presiedere qualsiasi tribunale così come architettato dal capitano, suggerendo l’esilio politico come soluzione al problema. Dopo l’arresto del presunto traditore, i cammellieri sciolsero ogni riserva nel proseguire oltre il Gebel el-Soda, probabilmente su spinta di Omar el Muntasser, liberatosi finalmente dello storico rivale.

Durante la Grande Guerra

Il 7 ottobre 1917 fu promosso tenente colonnello e posto al comando dell’ufficio politico-militare di Bengasi.

Ritorno in patria

Passò alcuni anni in aspettativa temporanea a causa di un’infermità dovuta al servizio e venne ufficialmente posto in riserva nel 1927. Lasciò il servizio col grado di Generale di brigata. Morì a Firenze nel 1952.

Onorificenze

  • Medaglia d’argento al valore militare

”Nella predetta circostanza, durante il furioso assalto dei ribelli, dette prova di singolare coraggio e sangue freddo, animando con la voce e l’esempio le truppe fino a ottenere vittoria sul numero soverchiante dei nemici.”

  • Medaglia d’argento al valore militare

Per l’abile organizzazione delle truppe arabe destinato all’occupazione di Sirte e l’audacia dimostrata nel compiere poi di viva forza lo sbarco contro nuclei nemici che non poteva valutare. Con la sua energia riuscì a catturare il caimacan e vari capi dei ribelli, ciò che portò alla completa loro sottomissione. Con fine tatto riuscì in breve tempo a pacificare la regione, allacciare relazioni con la Cirenaica e preparare l’occupazione di Socna. Sirte, dicembre 1911 – maggio 1912”.

Bibliografia

  • Bollettino ufficiale delle nomine, promozioni e destinazioni negli uffiziali dell’esercito italiano e nel personale dell’amministrazione militare. N.p., n.p, 1901-1907-1914-1917-1921-1926-1927-1938.
  • Del Boca, Angelo. La disfatta di Gasr bù Hadi, Mondadori, 2005.
  • Guido Fornari, Gli Italiani nel Sud Libico. Le Colonne Miani 1913-1915, 1940
  • Guido Rellini, Con la spedizione Miani per l’occupazione del Fezzàn, in BSGI, 1927
  • Rivista. Italia, Presso il Collegio araldico, 1956.

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