Antonino Antonini e la disfatta di Gasr bu Hadi


Nelle scorse settimane abbiamo parlato della spedizione Miani ed alla disfatta di Gasr bu Hadi. Nel raccontarvi i disastrosi avvenimenti accaduti il 29 aprile 1915 ho citato il capitano dei bersaglieri Antonino Antonini. Quest’ultimo riuscì, dopo essersi distinto in battaglia, a far ritirare i rimasugli della colonna a sud di Sirte. Le mie fonti principali non citavano l’apporto di Antonini, ma grazie ad un articolo di giornale mandatomi da un suo familiare siamo riusciti a comprendere in parte l’apporto dell’ufficiale durante quella disastrosa giornata. L’articolo era a scopo memorialistico, dato che fu scritto in memoria dell’ufficiale a seguito della sua morte nel 1916, per questo motivo la sua partecipazione ai fatti di Gasr bu Hadi fu solo accennata. Nonostante questo, il parente precedentemente citato è riuscito nell’ardua impresa di trovare ulteriore documentazione del defunto bersagliere. Tra questi vi è un rapporto redatto il 4 maggio 1915 sui fatti del 29 aprile. Andiamo subito a ricostruire nel dettaglio ed in ordine cronologico gli avvenimenti che coinvolsero la colonna e più nello specifico il 2o battaglione del 2o reggimento Bersaglieri, l’unità di appartenenza del nostro capitano. La colonna era inoltre composta da un battaglione del 57º reggimento di fanteria, dal 15º battaglione eritreo, due  battaglioni libico, ed il 1º squadrone Meharisti, per un totale di di 3.070 soldati regolari, a cui si aggiunsero due batterie da 70 mm, di 12 pezzi da montagna e di 12 mitragliatrici Maxim-Vickers, più 2.000 cammelli e 20 muli. Inoltre Miani reclutò le bande irregolari Misurata, Zitten, Msellata, Tarhuna e Orfella.

La battaglia

Il mattino del 29 aprile la colonna di Miani si mosse verso le ore 7,20 dai pozzi di Bu Scknaf verso sud in direzione di Gasr bu Hadi per dare battaglia ai ribelli.  Verso le 10,35 veniva comunicato al Battaglione l’intenzione del comando di attaccare frontalmente il nemico utilizzando le truppe schierate a destra e successivamente di avvolgerlo utilizzando le truppe schierate a sinistra. Contemporaneamente sulla sinistra iniziarono i primi combattimenti e di conseguenza il battaglione libico si muoveva verso quella direzione. La battaglia si sta svolgendo in un terreno scoperto e leggermente ondulato contro una forza ribelle di circa 1000-1500 ribelli. Le bande irregolari si allontanarono eccessivamente rispetto alle forze regolari. In particolare la banda Tarhuna si portò a sinistra e quella di Misurata si portò in fuori a destra rallentando fino a trovarsi sul fianco. Nel frattempo il 2º battaglione Bersaglieri ricevette l’ordine di scortare i pezzi d’artiglieria della Batteria Volontari Italiani, a tale scopo fu dispiegata la III compagnia. Quest’ultima si schierò da prima dietro e poi a destra della batteria ed aprì il fuoco sulle vande che sul fronte a destra tiravano contro la colonna. Quando la batteria d’artiglieria si mosse per portarsi ad est e battere le bande, che cercavano di avvolgere il fianco sinistro, la III compagnia segui l’artiglieria e poi si riappostò riaprendo il fuoco. Poco dopo in seguito al ripiegamento del III battaglione libico, anche le le altre due compagnie del II battaglione venivano chiamate avanti dal loro comandante, l’allora tenente colonnello Cesare Pirzio Biroli. Tornando alla battaglia, tutti gli effettivi del II battaglione si ritrovarono tutti impegnati in combattimento, lasciando la colonna senza nessuna riserva. In questo preciso momento un gran numero di cavalieri della banda Tarhuna si gettò sul convoglio attraversando le posizioni della III compagnia con le bandiere tricolori in mano.

Gli italiani non aprirono subito il fuoco credendoli amici. Nonostante questo vile tradimento il battaglione riuscì con un efficace tiro di fucileria a tener lontano il nemico, che aveva ingrossato le proprie file grazie ai traditori delle bande irregolari (l’unica banda che non tradì fu la Zitten). Si incominciò a palesare una sempre più crescente necessità di munizioni che causò non pochi problemi. Pirzio Biroli decise di mandare il Tenente Aiutante Maggiore Sozzani alla ricerca della colonna munizioni ma purtroppo quest’ultima fu dispersa dal tradimento della banda Tarhuna e Misurata che l’assaltarono e la distrussero. Nel frattempo cadeva colpito a morte il Tenente Colonnello Pirzio Biroli. Intanto il fianco destro affrontava a breve distanza la Banda Misurata ed il Colonnello Miani ordinò alla II compagnia ed alla sezione Mitragliatrici di far fronte ad ovest per arrestare il nemico. Col protrarsi della battaglia numerosi soldati nazionali ed ascari cadono, tra loro il Capitano Montanari, comandante della II compagnia e verso le ore 13 cade il capitano Alovisi della I compagnia che lascia il comando al sottotenente Ranieri. Nel frattempo la I e la III avanzano con slancio e spirito di sacrificio nel tentativo di respingere il nemico. La situazione presto diventò insostenibile a causa della soverchiante superiorità numerica nemica e la carenza di munizioni. Qui entra in gioco il tenente Antonini che fece riavanzare di sua iniziativa alcuni gruppi di bersaglieri e di ascari libici. Citiamo anche lo spirito di sacrificio del sergente maggiore Cengaroli della 3ᵃ compagnia, benché ferito, raccoglieva le munizioni dai caduti per darle al proprio plotone. Nonostante tutto la situazione era disperata e la posizione non era più difendibile. Si decise di ripiegare su una piccola altura occupata dalla batteria indigena da montagna. La I e la III compagnia ripiegarono ordinatamente ed appena oltrepassato il costone si arrestarono al riparo. La II compagnia e la sezione Mitragliatrici del tenente Sebastianelli, rimasti isolati decisero di ripiegare anche loro subendo però pesanti perdite. Il comandante della III compagnia, il capitano Civari, fu intanto ferito due volte ed il sottotenente Bonamico restò solo a dirigere i pochi bersaglieri della III.

Occorrendo del tempo alla batteria indigena per someggiare i pezzi ed essendo il nemico disposto a semicerchio attorno alla batteria, il tenente Antonini, al comando della colonna e coadiuvato dai pochi ufficiali superstiti, si slanciava avanti seguito solo dai più audaci guadagnando del tempo prezioso per permettere all’artiglieria di ripiegare. Si decise di ripiegare verso Nord-Ovest verso Sirte. Purtroppo non fu possibile ordinare una coda salda anche grazie al fatto che la testa della stessa era ben lontana e non dava segno di arrestarsi. Soltanto giunti sulla costa il battaglione, ovvero ciò che ne rimaneva, fu ordinato e trattenuto sulle dune. fronte a sud-est per raccogliere i feriti e chiunque fosse rimasto indietro. Alla fine alle ore 18:30 al comando del Tenente Antonini e dei sottotenenti di complemento Ranieri, Benni e Bonamico rientrava dietro ordine del Colonnello Miani in Sirte ed andava ad occupare prontamente le trincee del settore orientale. In tutto le perdite del battaglione furono 145 tra caduti, feriti e dispersi. Il corpo ufficiali ebbe 3 caduti e 4 feriti mentre la truppa subì 24


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