Operazione Compass: il raid che distrusse un’armata

Dicembre 1940. Le truppe italiane, forti di numero, sono penetrate in Egitto ma si sono fermate, costruendo enormi campi fortificati troppo distanti l’uno dall’altro. Il generale britannico O’Connor decide di tentare un azzardo: lanciare quella che doveva essere solo un’incursione di cinque giorni. Il nome in codice è Operazione Compass.

Sulla carta, è un suicidio: 36.000 soldati britannici e del Commonwealth contro la 10ª Armata italiana, che conta 150.000 uomini. Un rapporto di quasi uno a quattro. Ma gli inglesi hanno un asso nella manica: la mobilità e, soprattutto, i carri armati pesanti “Matilda”. L’attacco scatta all’alba del 9 dicembre ed è uno shock. I proiettili dell’artiglieria italiana rimbalzano letteralmente sulle corazze dei Matilda, mentre le truppe di O’Connor aggirano le posizioni nemiche attaccandole alle spalle.

Il “raid” di cinque giorni si trasforma in una delle più incredibili avanzate della storia militare. Il fronte italiano collassa. Cadono le roccaforti di Bardia, poi la vitale Tobruk, e infine Bengasi. In dieci settimane, gli inglesi avanzano di 800 chilometri. Il risultato è sconvolgente: 130.000 soldati italiani vengono presi prigionieri. Un intero esercito cessa di esistere.

Fanteria australiana fotografata durante un assalto nelle strade di Bardia

Compass fu la prima, grande vittoria alleata della Seconda Guerra Mondiale, dimostrando che la strategia batte il numero. Ma paradossalmente, questa vittoria complicò tutto: per evitare il disastro totale dell’alleato, Hitler fu costretto a inviare in Africa i suoi Afrika Korps guidati da Erwin Rommel. La vera guerra del deserto era appena iniziata.

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