Le origini e l’influenza napoleonica
Nel 19° secolo l’uso dell’aerostato per scopii bellici era ampiamente diffuso tra gli eserciti europei. In Italia, il primo volo con un pallone aerostatico fu effettuato dal conte Paolo Andreani il 13 marzo 1784 ed altri voli furono effettuati da altri illustri pionieri dell’aviazione. Nonostante ciò l’uso di tale velivolo si diffuse maggiormente con la calata delle truppe francesi e l’instaurazione del Regno d’Italia con Napoleone Bonaparte. Si narra infatti che nel 1807 nell’occasione della posa della prima pietra per la realizzazione dell’arco di Trionfo a Milano fu lanciato in aria un pallone aerostatico.
Per quanto riguarda il primo utilizzo bellico bisognerà aspettare la seconda guerra d’indipendenza del 1859. L’aeronauta Godard poté osservare dal suo pallone aerostatico il movimento delle truppe austriache a Solferino e segnalò allo stato maggiore francese il dietrofront dell’avanguardia nemica alla vigilia della battaglia. I francesi e i tedeschi si avvalerono dei palloni anche durante la guerra franco-prussiana del 1870.
La nascita del Servizio Aeronautico (1884)
Ed in Italia? Il neonato Regio Esercito italiano, nei suoi primi anni di vita, non si preoccupò di dotarsi di tali velivoli.
Solamente nel 1884, grazie all’interesse del tenente del Genio Alessandro Pecori Grimaldi, fu costituito un servizio aeronautico presso il distaccamento di Roma della Brigata mista del 3º Reggimento Genio di Firenze. Furono acquistati all’estero due palloni aerostatici da ricognizione e furono denominati: il Torricello e l’Africo.
Per i prossimi tre anni la sezione, ridenominata ufficialmente Sezione Aerostatica, sperimentò con il materiale in dotazione e lo utilizzò per la prima volta per scopi bellici durante le manovre d’assedio nell’area di Verona. Un pallone fu così sollevato in aria durante l’esercitazione svoltasi a luglio e poté così osservare e riportare ogni movimento degli assedianti lasciando il Generale Pianell, comandante delle operazioni, particolarmente compiaciuto.
Questi scrisse al ministero della guerra che: “[…] come dal 19 luglio fino al termine delle esercitazioni, la difesa sempre ordinatamente informata di tutte le mosse del nemico, onde fu possibile concentrare il fuoco delle batterie sui lavori e sulle vie di comunicazione degli accampamenti nemici ottenendo grandi vantaggi.”
Il pallone allora utilizzato poteva essere spostato rapidamente sul campo di battaglia a bordo di un carro di manovra ma comunque necessitava di 3 ore di preparazione ed erano in dotazione altri tre carri per il trasporto dell’idrogeno. Esso poteva sollevarsi fino a 500 mt. di altitudine in soli 10 minuti e misurava 536 metri cubi.
Il 1 novembre 1887, grazie alla nuova legge di ordinamento, si provvide ad ufficializzare la creazione di una compagnia di specialisti a cui furono loro affidati i servizi telegrafici ottici, dell’illuminazione elettrica e dell’aerostatica. Furono costituiti così due parchi: quello di fortezza, con il materiale sopra descritto, il quale era costituto da 2 ufficiali, 52 uomini di truppa ed uno leggero per il servizio in campagna, composto da da 2 ufficiali, 42 uomini di truppa, quattro carri ed un pallone da 300 metri cubi.
Il battesimo del fuoco in Africa
Per quanto riguarda il primo impiego bellico in un conflitto armato toccherà aspettare solo qualche mese. Una compagnia di specialisti, composta da 2 ufficiali e 50 uomini di truppa fu inviata in Eritrea con la spedizione del generale San Marzano. Per l’occasione furono acquistati due palloni con annesso idrogeno a Londra dal Norderfield e fu portato meco anche un terzo pallone acquistato a Parigi e denominato Volta.

Durante la campagna del 1888 fu proprio quest’ultimo l’unico a rivelarsi di qualche utilità in quanto il materiale inglese si rilevò inefficiente. L’8 febbraio a Saati, teatro di feroci scontri contro le truppe abissine, fu tentata l’ascensione di uno di questi palloni ma senza successo. Il 30 marzo questa volta si provò ad utilizzare il Volta, il quale si alzò in volo e dal quale si poté osservare il campo del Negus nella piana di Ailet. La comparsa dell’aerostato suscitò sentimenti contrastanti nel campo nemico, un misto di paura, sorpresa e stupore colpì le truppe abissine, le quali si chiedessero cosa fosse e quale utilizzo ne potessero fare gli italiani. Il 3 aprile gli ufficiali del genio, dall’alto del loro pallone segnalarono l’inizio del movimento di ritirata delle truppe avversarie. Questa prima esperienza in terra d’Africa permise alla compagnia di raccogliore dei preziossimi ritorni d’esperienza. Si comprese presto la superiorità degli involucri in seta rispetto a quelli in baudruche, l’importanza dell’idrogeno compresso in cilindri e il vantaggio logistico offerto dall’uso di cammelli e muli per il trasporto.

Dall’aerostato al dirigibile
Al 1892 risultano assegnati ad ognuna delle tre armate un parco aerostatico da campagna ed uno da fortezza, dimostrando la fiducia degli alti comandi verso tali mezzi. Il 6 novembre 1894 la Compagnia Specialisti fu trasformata in Brigata Specialisti del Geniosu tre compagnie, una sezione meccanica e un’officina. Al contempo, con l’avanzare degli anni, l’interesse decrebbe sempre di più sui palloni aerostatici in favore dei dirigibili, i quali offrivano una mobilità superiore. Nonostante ciò gli aerostati furono utilizzati sia dalla Regia Marina che dal Regio Esercito durante la guerra Italo-Turca e la Grande Guerra.
