
Luigi Usanza nacque a Brescia nel 1812 circa. Durante le Dieci Giornate del 1849, quando la città insorse contro la dominazione austriaca, partecipò attivamente ai combattimenti all’interno delle formazioni patriottiche guidate da Tito Speri. Fece parte di quelle milizie cittadine che sostennero scontri violenti nelle strade e nelle piazze, opponendo una resistenza organizzata ma priva di mezzi adeguati contro le forze imperiali.
Usanza combatté fino allo stremo. Venne trovato privo di sensi, disarmato e gravemente ferito, dopo che aveva terminato sia le forze sia le cartucce. Trasportato in un ospedale militare, fu fatto prigioniero dagli austriaci. Uno dei soldati, secondo una testimonianza, gli disse con sarcasmo: “Appena guarito, ti fucilare subito”. La gravità delle sue condizioni lo salvò probabilmente dalla condanna a morte immediata.

Il medico condotto di Sant’Eufemia, dottor Gaetano Botti, lo curò nel 1849. Anni dopo, nel 1864, Botti certificò ufficialmente di aver avuto in cura Usanza e descrisse nel dettaglio le ventidue ferite riscontrate sul suo corpo:
“Il sottoscritto era nell’anno 1849 medico chirurgo condotto in Sant’Eufemia suburbama a Brescia (ora Sant’Eufemia della Fonte), fra i molti feriti nostri ed Austriaci ch’ ebbe a medicare di ferite e di malattie v’era Luigi Usanza, ora d’anni 37, nato e domiciliato in Brescia, ferito allora e prigioniero degli Austriaci. Le ferite erano ventidue, fra cui:
1. D’arma da fuoco che entrava due pollici all’incirca al di sopra dell’apofisi anteriore superiore dell’ileo sinistro, e usciva alla parte posteriore del sacro, con ferita dell’intestino, e uscita di feci preternaturale,
2. Un’altra ferita d’arma da fuoco in vicinanza dell’articolazione del ginocchio destro, nella quale la palla, entrando un pollice al di sopra del condito esterno del femore, sortiva in vicinanza della zampa d’oca.
3. Una di baionetta al disopra del gran tracentere destro. Molte ferite di colpo di sciabola sul capo, al vertice, al fronte, allo zigoma, al labbro superiore, alle braccia, ecc.
Il ferito venne considerato come ferito mortalmente e sfuggì per tal modo alla fucilazione. Si batteva contro gli Austriaci. Il sottoscritto certifica con giuramento la verità del suesposto. Non crede d’aggiungere quanto egli meriti uno speciale riguardo.
Brescia, 9 giugno 1864.
Firmato: Dott. Gaetano Botti.”
Le sue condizioni furono ritenute incompatibili con la sopravvivenza, e per questo motivo evitò la fucilazione. Visse ancora per molti anni dopo i fatti del 1849. Morì a Brescia, più che ottantenne nella primavera del 1906.
Un pensiero su “Luigi Usanza e le dieci giornate di Brescia”