La nascita della Regia Marina Italiana: dall’unità alla Prima Guerra Mondiale

L’anno è il 1861. Una nuova nazione nasce dalle ceneri dall’insieme di antichi regni e ducati che avevano a lungo governato la penisola. L’Italia, a lungo divisa da dominazioni straniere e rivalità locali, conquista finalmente l’unità sotto la guida della Casa Savoia.
Ma l’unità politica rappresenta solo il primo passo verso l’affermazione come potenza europea. Per proteggere le proprie coste, sostenere le ambizioni oltre confine e ottenere prestigio internazionale, l’Italia necessita di una marina moderna, efficiente e capace di competere nel Mediterraneo. Così prende avvio l’ascesa della Regia Marina, la nuova Marina Militare del Regno d’Italia.

Creare una Flotta Nazionale


La creazione della Regia Marina implicò molto di più della semplice fusione delle forze navali degli stati preunitari come la Marina Sarda del Regno di Sardegna, la Marina Borbonica del Regno delle Due Sicilie ed altre. Queste flotte differivano per addestramento, equipaggiamento e dottrina. Unificarle significava costruire un’identità navale completamente nuova.
Il Ministero della Marina, sotto figure come l’ammiraglio Carlo Pellion di Persano, affrontò il compito monumentale di centralizzare il comando, standardizzare l’addestramento e modernizzare le infrastrutture. Nuove accademie navali vennero istituite per formare una nuova generazione di ufficiali: professionali, patriottici e tecnicamente preparati.
I cantieri navali di La Spezia e Castellammare di Stabia vennero ampliati. L’Italia iniziò a costruire le proprie navi, non dipendendo più interamente dai progetti britannici o francesi. Questi sviluppi posero le basi industriali per il futuro della marina.


Acciaio e Vapore


La fine del XIX secolo fu un periodo di straordinario progresso tecnologico nella guerra navale. La vela lasciò spazio al vapore. Gli scafi in legno vennero sostituiti prima dal ferro, poi dall’acciaio. L’artiglieria diventò sempre più potente, precisa e letale.
La Regia Marina Italiana adottò rapidamente questi cambiamenti. L’epoca delle corazzate vide la costruzione di alcune delle navi più avanzate del Mediterraneo. Nel 1866, l’Italia varò l’Affondatore, una ariete corazzato di costruzione britannica dotata di sperone e cannoni in torretta, tecnologia all’avanguardia per l’epoca.
Ma ancora più simbolico fu il varo delle corazzate Italia nel 1880 e Lepanto nel 1883. Queste navi furono tra le più grandi e veloci del loro tempo, rappresentando le aspirazioni italiane alla parità navale con le grandi potenze.
Gli italiani furo o inoltre pionieri nell’uso delle torpediniere. Piccole, agili ed economiche da costruire, queste imbarcazioni rappresentarono un nuovo tipo di guerra asimmetrica. La fiducia italiana nella tecnologia dei siluri anticipò future innovazioni come le motosiluranti MAS della Prima Guerra Mondiale.
Al volgere del secolo, l’Italia si era affermata solidamente come potenza navale moderna, dotata di una flotta equilibrata di corazzate, incrociatori, cacciatorpediniere e sottomarini.


R.N. Affondatore


Visione Strategica e politiche coloniali


Lo sviluppo navale italiano fu strettamente legato alla politica estera e alle ambizioni coloniali.
Negli anni ’80 e ’90 dell’Ottocento, il Regno d’Italia iniziò la sua espansione in Africa—prima in Eritrea, poi in Somalia e infine, nel 1911, in Libia. Questi territori necessitarono di un sostegno marittimo costante, sia per il trasporto che per la difesa.
Il Mediterraneo così tornò centrale nel pensiero strategico italiano. La Regia Marina dovette assicurare rotte marittime, pattugliare le acque coloniali e dissuadere rivali, in particolare modo i britannici, i francesi, gli austriaci e gli ottomani.
Per affrontare queste sfide, la marina adottò un sistema di squadre navali regionali. La flotta venne divisa e stanziata in aree chiave: Tirreno, Adriatico, Ionio e successivamente Mar Rosso e Dodecaneso. Questa struttura permise una rapida reazione alle crisi.
E le crisi non tardarono ad arrivare.
Nel 1897, la marina italiana partecipò all’intervento internazionale a Creta, dove violenti scontri tra insorti greci e autorità ottomane hanno portato l’isola sull’orlo del caos. Insieme alle flotte britanniche, francesi, russe e austroungariche, la squadra italiana aiutò a mantenere la pace attorno a Candia (oggi Heraklion), ed a proteggere i civili. L’intervento mostrò la volontà italiana di agire sulla scena internazionale.

La flotta italiana interviene per porre in salvo i profughi greci dall’isola di Creta


Tre anni dopo, nel 1900, l’Italia proiettò nuovamente la sua potenza navale lontano da casa—questa volta in Estremo Oriente.
Durante la Rivolta dei Boxer in Cina, la Regia Marina inviò un contingente navale nell’ambito dell’Alleanza delle Otto Nazioni. Marinai italiani sbarcano a Tientsin e Pechino, contribuendo alla difesa delle comunità straniere assediate.
Pur modesta numericamente, la partecipazione italiana segnala un passaggio importante: da attore regionale a partecipante negli affari globali.
Queste missioni—nel Mediterraneo orientale e sul Pacifico—dimostrano la flessibilità e l’estensione strategica della marina italiana, divenendo strumento non solo di difesa ma anche di diplomazia e proiezione internazionale.

I Marinai italiani dell’Elba che difesero le legazioni straniere a Pechino

L’Arsenale della Belle Époque


La Belle Époque, dagli anni ’70 dell’Ottocento fino alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, fu un periodo d’oro di pace, crescita industriale e innovazione scientifica in Europa. Per l’Italia è anche un momento di modernizzazione militare e crescente fiducia.
La Regia Marina continuò ad espandere la sua flotta con nuove classi di incrociatori corazzati e corazzate pre-dreadnought come la Regina Margherita e la Regina Elena, che incorporarono le più recenti innovazioni tecnologiche.
L’Italia investì anche nell’aviazione navale e nella guerra sottomarina. Nel 1892 venne varato il primo sottomarino italiano, il Delfino, rendendo l’Italia una delle prime nazioni a esplorare la guerra sottomarina.
Accademie navali a Livorno, Venezia e Napoli formarono ufficiali esperti in strategia e ingegneria moderna. Figure come l’ammiraglio Enrico Millo e Vittorio Cuniberti emersero come teorici influenti. Cuniberti, in particolare, lasciò un segno duraturo con il concetto di corazzata “all-big-gun”, che rivoluziona la guerra navale globale.
All’alba del XX secolo, la Regia Marina si è trasformata da insieme frammentato di navi obsolete in una forza militare professionale e moderna. Più che una semplice forza armata, essa diventò simbolo dell’orgoglio nazionale e dell’ascesa dell’Italia a potenza europea.

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