Contesto storico
Lo sapevi che durante il periodo fascista, nel cuore di Roma, si svolgeva periodicamente un campionato di carri armati? Sì, hai capito bene: un vero e proprio evento militare organizzato come se fosse una gara sportiva, con tanto di pubblico, tribune e… Mussolini in tribuna d’onore.
Roma, primavera del 1935. L’Italia fascista si prepara alla guerra d’Etiopia e la propaganda raggiunge nuove vette. Il regime vuole mostrare al popolo e al mondo la potenza delle sue armi moderne. Fu quindi organizzata una competizione tra mezzi corazzati dall’Ispettorato generale dell’Arma di Fanteria, con la collaborazione del Comando del Reggimento Carri Armati, nei pressi del Foro Italico, allora noto come “Foro Mussolini” la quale ebbe luogo il 27 aprile. L’evento, ampiamente pubblicizzato dal regime, attirò decine di migliaia di cittadini romani, i quali furono attratti dai misteriosi ed ampiamente propagandati mezzi corazzati. Secondo il Corriere della Sera, duecentomila persone accorsero sulle pendici del Monte Mario per assistere allo spettacolo, anche se in realtà gli spettatori furono molti di meno.

Ma in cosa consisteva, esattamente, il Campionato dei carri armati?
Sostanzialmente si trattava di una serie di gare a tempo nelle quali sedici carri armati (4 carri d’assalto e 12 carri leggeri) dovevano superare un percorso lungo oltre un chilometro costellato di discese ripidissime, pendenze del 60 e 70%, trincee profonde, muretti e salite impossibili. Inoltre si svolsero persino simulazioni di battaglia, con esplosioni, reticolati da distruggere e campi minati da attraversare. A sfidarsi a bordo dei propri mezzi vi erano gli ufficiali piloti ed i capi carri dei carri leggeri, ovvero i Carri Veloci Mod. 1933 e quelli dei carri d’assalto, ovvero i carri Fiat 3000.
Alla manifestazione assistettero Benito Mussolini, Galeazzo Ciano, i generali Baistrocchi e Ricci, l’ispettore per l’Arma di fanteria gen. Zoppi ed il colonnello Quarra, comandante del Reggimento Carri Armati.
Alla fine delle prove a tempo si svolse una manifestazione tattico-carrista alla quale parteciparono tutti i mezzi corazzati. I sedici carri armati distrussero, tra le acclamazioni della folla, un profondo reticolato, passarono sopra un campo minato ed infine tornarono al proprio posto designato.
Terminata anche questa dimostrazione, arrivò il tempo delle premiazioni. I vincitori, ovvero il tenente Nicola Rizzo e il sergente maggiore Cavallero, ricevettero una coppa messa in palio dal Principe di Piemonte, Umberto II di Savoia.

Ma dietro lo spettacolo, cosa si nascondeva davvero?
Il Campionato dei carri armati del 1935 non era solo una dimostrazione tecnica o un’esercitazione militare. Era, soprattutto, uno strumento di propaganda. Grazie anche all’uso della stampa e della cinematografia, il regime fascista usava eventi come questo per costruire un immaginario di forza, modernità e invincibilità. Mostrare i carri che scalano colline e distruggono ostacoli serviva a trasmettere un messaggio preciso: l’Italia fascista è potente, pronta alla guerra.
Il Foro Mussolini, il Duce in tribuna, i giovani dell’Accademia e gli allievi della Scuola Militare che acclamano: tutto era studiato per impressionare, per emozionare, per convincere. E mentre il popolo applaudiva, l’Italia si avvicinava sempre di più al baratro della guerra.
Nei mesi ed anni successivi furono svolte altre manifestazioni di questo tipo. Nell’estate dello stesso anno fu svolto nei pressi di Prima Porta, alla presenza dei generali Baistrocchi e Pariani, il primo campionato nazionale dei carri veloci. Anche in questa occasione il principe di Piemonte premiò i vincitori con una coppa e dei premi in denaro. Alla fine delle prove si svolse anche qui un’esercitazione ove carri armati, carri veloci, bersaglieri, motociclisti e cavalieri si cimentarono in una battaglia simulata.
Nonostante le pompose manifestazioni propagandistiche, l’Italia, negli anni che precedettero la Seconda guerra mondiale, investì solo marginalmente nello sviluppo di mezzi corazzati, limitandosi perlopiù a produrre modelli mediocri, spesso ispirati a tecnologie straniere.