
Durante la battaglia di Montanara, i volontari e i soldati napoletani, uniti a quelli toscani, difesero disperatamente l’abitato da preponderanti forze austriache. La lotta divenne via via sempre più accanita e sanguinosa. Per ore, gli italiani tennero testa alle truppe di Radetzky, e l’accanita resistenza dell’artiglieria, comandata dal tenente Araldi, ne fu un chiaro esempio. Nonostante fosse ferito e sotto pesante fuoco di artiglieria nemica, rifiutò categoricamente l’ordine di ritirata impartitogli dal colonnello Giovanetti, rispondendo: “Un buon artigliere, quando non può salvare i suoi pezzi, muore su di essi.”
Radunò attorno a sé una sessantina di militi, prese i cannoni e li trascinò in una cascina dove si trovavano i feriti, aprendo il fuoco infliggendo gravi perdite agli assalitori. Un’ora dopo, questi riuscirono a sfondare, dando inizio a una disperata lotta corpo a corpo. Degli eroici difensori, solo 17 sopravvissero, tra cui lo stesso Araldi, che fu salvato dalla baionetta austriaca dal barone Lazzarini di Fiume, il quale lo trasse prigioniero.

La resistenza italiana a Curtatone e Montanara riuscì a ritardare significativamente l’avanzata austriaca, evitando un attacco alle spalle alle truppe del Regno di Sardegna, le quali ebbero il tempo necessario di schierarsi contro la nuova minaccia, sconfitta nella battaglia di Goito
