La strana storia del Sommergibile UC 12 (X.1)

É il 16 marzo 1916, mentre imperversa in tutt’Europa uno dei più sanguinosi conflitti della storia, nelle calme acque del golfo di Taranto un sommergibile austriaco, ma avente equipaggio tedesco, é intento a posare delle mine navali, nella speranza di affondare del naviglio alleato. Ma qualcosa va storto e l’equipaggio se ne rende presto conto. Il comandante, l’oberleutnant Froner ordina l’immersione immediata ordinando al motorista di andare “indietro a tutta forza” ma ogni tentativo fu vano. La mina che stavano posando esplose all’improvviso, tranciando in due il sommergibile ed uccidendo così tutti e 15 i membri dell’equipaggio. Poche dopo, attirati dall’esplosione arrivarono delle imbarcazioni ed un idrovolante italiano i quali poterono constatare l’inabissamento del sommergibile. Nei giorni seguenti le autorità italiane di concerto con la Marina avviarono le procedure per il recupero del sottomarino. Ma prima di proseguire torniamo un attimo indietro ripercorrendo la vita operativa dell’unità austriaca.

Il sommergibile U.C. 12

La storia dell’U.C. 12 cominciò a Brema, presso i cantieri della Woser, dove il sommergibile venne varato il 29 aprile 1915, ed entrò in servizio il 2 maggio nella Kaiserliche Marine. Prese servizio nel Mare del Nord ma allo scoppio delle ostilità tra l’Impero Austro-Ungarico ed il Regno d’Italia fu deciso di cederlo alla k.u.k Kriegsmarine. Fu così che il sottomarino rientrò a Kiel dove fu smontato in 4 sezioni e spedito per ferrovia il 22 giugno, arrivando a Pola due giorni dopo. Al contempo arrivò nella cittadina istriana anche il suo equipaggio, tutto tedesco, posto al comando del Kapitänleutnant Karl Palis.

Il 27 fu presto riassemblato, ribattezzato U. B. 24 e sotto bandiera austro-ungarica e prese subito servizio presso le isole Brioni. Il sottomarino non era armato come da consuetudine di siluri, bensì disponeva a prua di 6 pozzi per le mine, ognuno di questi poteva contenere fino due mine. Lo scopo delle missioni del UC 12 perciò era ben chiaro, ovvero quello di minare le rotte battute dalle navi italiane ed alleate nell’Adriatico.

Così il sommergibile prese il largo e si diresse a Taranto. Di fronte agli sbarramenti iniziò a collocare il suo carico di morte, speranzoso di affondare del naviglio. Ma per fortuna la Regia Marina grazie alla sua costante opera di vigilanza riuscì a scovare le torpedini le quali furono poi rastrellate e portate a riva. 

Il fallimento però non fermò Palis nel tornare ad agosto davanti all’importantissimo porto della cittadina pugliese per posare un nuovo sbarramento di mine. Ma anche questa volta i marinai italiani scovarono le torpedini il giorno seguente, sventando nuovamente i piani austriaci. 

La vigilanza italiana fece desistere così la marina austro-ungarica dal mandare nuovamente il sommergibile in acque italiane, perciò fu destinato ad altri compiti. Infatti a Cattaro il sommergibile imbarcò un carico di armi e munizioni le quali furono consegnate a Bardia ai combattenti libici della Cirenaica, nel tentativo di alimentare la rivolta araba che iniziò nel Fezzan nell’autunno del 1914. 

Fröhner ed i suoi uomini fotografati a Cattaro

Nel gennaio del 1916 al posto di Palis arrivò oberstleutnant Eberhard Fröhner. Con il nuovo anno il sommergibile partì per le coste albanesi dove piazzò vari sbarramenti di torpedini, specialmente nei pressi del porto di Durazzo. A seguito della disfatta dell’esercito Serbo, cominciò una rocambolesca opera di “salvataggio”, da parte delle marine alleate, per evacuare i militari serbi via mare, le cui operazioni di imbarco si svolsero principalmente proprio da Durazzo.  

Dopo aver svolto una serie di missioni nei pressi dell’Albania il sommergibile cambiò rotta e cominciò a posare una serie di sbarramenti nei pressi di Brindisi. In tutto il sottomarino eseguì sette missioni tra il gennaio ed il marzo del 1916, portando all’affondamento di sei navi di piccole e medie dimensioni di cui due italiane, una francese e tre britanniche. Ad inizio marzo il sommergibile si diresse verso Taranto ed arrivò l’11 per porre un nuovo sbarramento. La costante vigilanza italiana costrinse l’equipaggio ad interrompere più volte il dispiegamento delle mine. Così arriviamo al fatidico 16 marzo, giorno in cui il sommergibile stava ultimando la sua missione. Ma come abbiamo detto in precedenza, qualcosa andò storto, probabilmente un intempestivo discacco dall’ancora di una delle mine posate causò lo scoppio delle stessa  e l’esplosione di una delle mine appena posate causò l’affondamento dell’UC 12 e la morte dell’equipaggio. 

Il recupero

A seguito della ricognizione degli idrovolanti della Regia Marina si poté identificare la posizione esatta del relitto. Successivamente grazie ad un sopralluogo dei palombari si poté constatare che il sommergibile giaceva sul fianco sinistro, ad una profondità relativamente bassa, circa 31 m. ed a circa 1700 m. dalla costa.

Fu deciso di tentare il recupero di ciò che ne rimaneva. Il 18 marzo iniziarono così i lavori, i quali furono effettuati grazie all’impiego di un pontone gru. Le operazioni terminarono solamente il 4 aprile, quando ciò che rimaneva del relitto fu portato nei bacini di carenaggio dell’Arsenale di Taranto. Qui fu ispezionato dal colonnello del Genio Navale Curio Bernardis, il quale fu ben felice nel vedere che molte parti risultavano integre o riparabili, ovvero tutta la parte di scafo centrale e prodiera, inclusa la torretta, nonché sette metri del troncone di poppa. 

Il sommergibile X 1

Ciò permise una rapida ricostruzione ed il 12 gennaio dell’anno successivo il sommergibile, ribattezzato X 1 entrò in servizio nella Regia Marina, destinato alla 1ª Squadriglia della Flottiglia di Venezia e dislocato temporaneamente a Porto Corsini.  Il sommergibile iniziò il proprio impiego operativo il 25 ottobre 1917 quando posò uno sbarramento di torpedini nei pressi dell’isola di Unie. Dopodiché il comando del sottomarino passò al T.V. Aldo Castelli, il quale il 20 maggio pose un altro sbarramento al largo di Porto Cigale(Cikat). Da qui alla fine della guerra l’X1 posò altri campi minati lungo la costa dalmata ed a seguito dell’armistizio di Villa Giusti occupò con i suoi uomini la cittadina di Buie. Al termine delle ostilità il sommergibile fu radiato dal servizio ed avviato alla demolizione. Nonostante questo lo studio del relitto consentì ai progettisti italiani di studiare a fondo il sottomarino per poi varare due derivati dello stesso denominati X2 e X3 i quali servirono la Regia Marina fino all’inizio della Seconda Guerra Mondiale.

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