L’organizzazione dei Marinai italiani in Cina durante la ribellione dei Boxer

introduzione

A seguito dei primi grandi disordini avvenuti in Cina nel maggio del 1900, scaturiti da un crescente malcontento popolare causato da una grave carestia ed un progressivo odio verso lo straniero, un gran numero di navi popolarono in quei mesi la foce del Pe-ho, all’epoca un fiume di primaria importanza. Ogni nave sbarcò un contingente di marinai, destinato a proteggere la propria legazione presente a Pechino, minacciata dalla crescente violenza degli insorti. Tra queste vi erano anche due incrociatori italiani, la R.N. Elba e la R.N. Calabria. Dalla prima fu formato il primo distaccamento italiano di 39 uomini, comandato dal tenente di vascello Federico Paolini e dal Sottotenente di vascello Angelo Olivieri, dotato di un cannoncino da 37 mm.

Marinai del primo distaccamento posano davanti alla barricata improvvisata issata davanti alla legazione italiana

Le compagnie da Sbarco in Cina nell’estate del 1900

Ogni Regia Nave italiana all’epoca disponeva di una compagnia da sbarco, i cui membri erano scelti tra i marinai imbarcati. In origine la Regia Marina post unitaria disponeva di un reparto di fanteria di Marina, ben distinto dal Corpo Real Equipaggi. La Fanteria di Marina sarda si distinse durante il periodo risorgimentale, combattendo sulla terraferma a Goito nel 1848 e durante l’Assedio di Ancona del settembre del 1860. A seguito della proclamazione del Regno D’Italia, i reggimenti di fanteria di Marina sarda, napoletana e siciliana, costituirono il Corpo Fanteria Real Marina su due reggimenti, poi ridotti a tre battaglioni nel 1868 ed infine venne soppresso nel 1878[1]. Da qui vennero organizzate su ogni nave le compagnie da sbarco le quali erano articolate su tre componenti: fucilieri, artiglieria da sbarco e minatori.

I distaccamenti italiani in Cina nel 1900

Con la situazione a Pechino in rapido deterioramento il ministro Giuseppe Salvago Raggi richiese urgentemente l’invio di un secondo distaccamento proveniente dalla Calabria. Nonostante il mare grosso, 39 uomini al comando del tenente di vascello Giuseppe Sirianni e del Sottotenente di Vascello Camillo Premoli sbarcarono a Ta-Ku e si diressero verso Tientsin. I Marinai portarono con se anche una mitragliera Maxim.

Marinai italiani che al comando del Sirianni si unirono alla colonna Seymour

Tra il 9 ed il 10 giugno i comandanti alleati decisero, seguendo l’iniziativa dell’ammiraglio Seymour, di sbarcare tutti gli effettivi disponibili per marciare verso Pechino con qualsiasi mezzo disponibile, dato che il servizio ferroviario verso la capitale si trovava sotto costante minacce dai ribelli Boxer. Casella, comandante delle forze italiane nell’Estremo Oriente decise di aggregarsi all’iniziativa, sbarcando un terzo distaccamento di 20 uomini al comando del sottotenente di vascello Ermanno Carlotto. Il distaccamento aveva ordini di raggiungere Tientsin e di congiungersi al distaccamento del Sirianni, ma nel caso in cui esso fosse già partito per la capitale avrebbe atteso ordini da Pechino. Giunti in città i marinai italiani la ritrovarono minacciata dai ribelli e dai soldati imperiali e si unirono agli alleati nella difesa del quartiere europeo. Durante la resistenza Carlotto fu ferito gravemente, morendo qualche giorno dopo a causa delle ferite riportate.

Marinai italiani che presero parte alla difesa di Tientsin al comando del Carlotto

A seguito della crescente ostilità delle truppe imperiali, le quali minacciavano di sbarrare il fiume Pei-Ho e di distruggere la linea ferroviaria che dalla costa portava alla capitale, i comandanti alleati decisero di comune accordo (solamente gli Stati Uniti si mantennero neutrali) di prendere con la forza i forti di Ta-Ku, in modo tale di assicurare la baia e perciò anche l’unica via di approvvigionamento delle forze alleate stanziate in Cina. Casella decise di formare un quarto distaccamento per partecipare all’azione. Dato che gli equipaggi erano già stati fortemente ridotti si decise di mandare un drappello di 24 uomini al comando del tenente di vascello Giovanni Battista Tanca. I marinai italiani presero d’assalto i forti ed issarono una fiamma tricolore sugli spalti delle rovine della fortificazione appena espugnata.

Marinai del quarto distaccamento al comando del Tanca

Dotazione ed equipaggiamento

Per quanto riguarda l’armamento gli ufficiali ed ai sottufficiali di marina italiani erano dotati di revolvers Bodeo Mod. 89 o Glisenti Mod. 74 [2]. E’ probabile che alcuni ufficiali fossero dotati della nuova pistola semiautomatica Mod. 99 Mauser Marina (M1896), introdotta da poco nell’armamentario della Regia Marina. Inoltre alcuni ufficiali erano dotati di moderne pistole acquistate privatamente. I sottocapi ed i comuni erano dotati di carabina Vetterli a ripetizione mod. 1890 e 1882. Il munizionamento dei revolvers è fissato a 100 colpi per ognuno, quello delle carabine sarà di 180 colpi.[1] In realtà però i marinai italiani in Cina erano dotati solamente di 90 colpi ciascuno[3].

Per quanto riguarda l’armamentario pesante, il primo distaccamento era dotato di un cannoncino a tiro rapido Hotchkiss da 37 mm montato su un affusto da sbarco con relativo avantreno, dotato solamente di 150 colpi[4][5]. Il secondo distaccamento invece era dotato di una mitragliatrice Maxim in calibro 10.4×47 mm Vetterli [6].

Cannone italiano da 37 mm Hotchkiss utilizzato durante la difesa delle legazioni straniere. Fonte: La Tribuna Illustrata, n.7, 16 febbraio 1902, pag. 5

Uniformi

Le uniformi regolamentari della Regia Marina italiana erano molto simili a quelle delle marine europee dell’epoca. Gli uomini del R. Marina indossavano l’uniforme di panno blu scuro o bianco, mentre il cremisi era il colore distintivo delle mostreggiature e dei fregi, bottoni e spalline erano invece dorati. Segno distintivo del marinaio e dell’ufficiale di marina italiano erano le stellette a cinque punte al bavero, simbolo universalmente adottato tutte le persone soggette alla giurisdizione militare italiana. Queste stellette erano di metallo dorato per gli ufficiali generali, di metallo argentato per gli ufficiali superiori ed inferiori e di panno bianco per la truppa. [7]

Il marinaio oltre al pantalone a campana, indossati sciolti o infilati in ghette, ed al camisaccio indossava anche il caratteristico solino. Il marinaio inoltre era dotato della buffetteria, tra cui le giberne per il munizionamento per la carabina.

Marinai italiani di guardia alla Legazione Italiana di Pechino, la foto fu scattata nella primavera del 1900

I cappelli degli ufficiali erano come la Royal Navy britannica; gli alti ufficiali avevano un ampio ricamo d’oro intorno ai bordi, con piumaggio di struzzo nero. L’abito completo era un cappotto con due file di cinque bottoni, quattro dei quali abbottonati, con strisce sulle maniche; sul bavero trovavano posto le stellette d’argento, in oro per gli ufficiali superiori.
Il cappotto di servizio aveva anch’esso le stellette al bavero e strisce color oro sui polsini indicanti il grado; era a doppiopetto, con due file di cinque bottoni. La giacca invece, anch’essa a doppiopetto, aveva solo tre bottoni in ogni riga. Il berretto degli ufficiali aveva l’ancora coronata d’oro in una corona di alloro, e la banda abbastanza larga aveva le stesse strisce sui polsini intorno ad essa. Gli ufficiali della marina indossavano la fascia blu come i colleghi dell’esercito.

Angelo Olivieri e Federico Paolini, i protagonisti della difesa delle Legazioni Straniere a Pechino e della cattedrale del Pe-Tang

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Note

[1] Rivista marittima. Italia, Ministerio della marina, 1878, pag. 253-324.

[2] Atto N. 23, foglio d’ordini n. 28 del 28 gennaio 1889, art. 31. Giornale militare per la Marina. Italia, tipografia Bencini, 1889, pag. 300-301

[3]Bernard, MichalI. I grandi enigmi della Belle Epoque, Edizioni di Cremille, 1969

[4] Valli, Mario. Gli avvenimenti in Cina nel 1900 e l’azione della Regia Marina Italiana. Hoepli, 1905. Pag. 283

[5] “Italian quick firing 1 inch gun was brought up and together with our sharpshooters from the north stable picket returned the fire with telling effect […] …. Unfortunately there were only 150 rounds brought up with (it) […] In the course of the siege the entire gun detachment of this quickfirer, consisting of five men, were either killed or wounded.
-Sir Claude MacDonald”

Parliamentary Papers. Regno Unito, H.M. Stationery Office, 1901. Pag. 5

[6] Valli, Mario. Gli avvenimenti in Cina nel 1900 e l’azione della Regia Marina Italiana. Hoepli, 1905. Pag. 284

[7] Regolamento sull’uniforme (5 aprile 1873). Italia, Carlo Voghera, 1873. Pag. 5-6

Blibiografia

  • Bernard, MichalI. I grandi enigmi della Belle Epoque, Edizioni di Cremille, 1969
  • Valli, Mario. Gli avvenimenti in Cina nel 1900 e l’azione della Regia Marina Italiana. Hoepli, 1905

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