I primi anni e l’inizio della carriera
Ismail Embabi nacque il 22 Novembre 1867 al Cairo da Zorar Mohamed, segretario nell’Ufficio Statistiche. Di famiglia agiata, passò la sua infanzia in Egitto con i fratelli Ragab, Achmed e la sorella Zara. Il padre lavorò in quegli anni a stretto contatto con il direttore dell’ufficio, il Bey commendatore Federico Amici, nativo di Bologna. Venuto a mancare il genitore, Federico prese sotto la sua ala il piccolo Ismail, facendogli frequentare le scuole italiane al Cairo. A 16 anni lasciò definitivamente l’Egitto per stabilirsi a Bologna, prese la cittadinanza italiana e si convertì al cattolicesimo. Fu battezzato dal cardinale Battaglini, ed il padrino fu il conte Francesco Cavazza. Come ogni giovane dell’epoca, subì il fascino della divisa, decise quindi di arruolarsi nell’esercito. A seguito del disastro di Dogali, partì volontario con la spedizione di San Marzano. Durante la sua permanenza in colonia guadagnò la sua prima medaglia al valore. Tornato in Italia, fu ammesso alla Scuola Militare di Modena, uscendone con il grado di sottotenente il 3 agosto 1891 e fu assegnato al 76° reggimento di fanteria di stanza a Padova. Qui conobbe la sua futura moglie, Muzzolon Caterina, figlia di un medico. Dall’unione dei due nacquero due figli: Mario e Annina. Dopo essersi sposato gli fu ordinato di partire nuovamente per l’Eritrea, dopotutto fu proprio lui a richiederlo poco prima delle nozze. In colonia passò solamente sei mesi tra le file dei cacciatori d’Africa, dal 12 aprile al 29 settembre 1893. Nel 1895, promosso tenente, passò a Napoli col reggimento e qui iniziò gli studi sulle lingue orientali presso l’Istituto orientale. Il 30 marzo 1907 fu promosso al grado di capitano.

La guerra italo-turca
Allo scoppio della guerra italo turca, l’ufficiale si offrì volontario, partecipando alle operazioni belliche del generale Briccola. Sbarcò sulla spiaggia della Giuliana e si dimostrò assai utile in qualità di interprete. In un fatto d’arme verificatosi nei pressi di Bengasi Ismaele si guadagnò la medaglia di bronzo al valor militare con la seguente motivazione: “Quale interprete segui la truppa sul luogo del combattimento e dimostrò calma o coraggio contro informatori del nemico che cercavano di comunicare con drappelli ostili di indigeni appostati ostili alle spalle delle compagnie impegnate nel combattimento. Bengasi, 20 ottobre 1911.” Rimase per qualche tempo a Derna, dipendente del locale Ufficio Politico. Qui incontrò il dottore Giuseppe Carcano, il quale lo ricordò nelle sue memorie, pubblicate in un articolo del Corriere della Sera, con le seguenti parole: “Con noi venne a bordo anche un ufficiale abissino, il capitano Ismaele Embabi del 30° fanteria, aggregato al Comando della II Divisione a Bengasi dove è un elemento prezioso conoscendo perfettamente l’arabo. Il capitano, che ha moglie e bambini a Padova, ha fatto i suoi studi in Italia, ed è intelligente, colto, elegante, ed entusiasta dell’Italia e dei nostri soldati.” L’8 gennaio fu coinvolto, mentre era a bordo della torpediniera Orione con il colonnello Chiossi, suo superiore all’ufficio politico, in un attacco a sorpresa perpetrato da alcuni combattenti libici. La dinamica dell’attacco venne riportata in un articolo del Corriere della Sera: “Nel pomeriggio di lunedì scorso la torpediniera d’alto mare Orione, giunta nella volta della nostra rada, al comando del primo tenente di vascello Antonio Ledá, dopo aver preso a bordo il colonnello Chiossi e il capitano Embabi, entrambi dell’Ufficio politico, prese il largo, dirigendo la prora ad ovest di Derna. La piccola spedizione si recava a Kersa, località scarsamente abitata, che si trova a venti miglia circa ad ovest della nostra città. Era fissato un incontro fra i rappresentanti della tribù dei Brassa e i nostri. Quando l’Orione fu a un chilometro circa da terra, si vide un beduino che, agitando le braccia, faceva grandi segni per dire: «Avvicinatevi ancor più alla costa». La torpediniera avanzo infatti, e si accingeva a calare in mare un’imbarcazione per far scendere a terra i personaggi che si dovevano incontrare coi Brassa, quando una scarica di fucileria partita dalla costa solco l’aria, attorno alla nave, facendo comprendere che i beduini avevano ben altra intenzione che di parlamentare con lui. Da bordo si rispose alle fucilate, per quanto non si avesse per bersaglio le nuvolette di fumo prodotte dalle fucilate beduine. L’Orione, intanto, malgrado lo stato del mare non completamento tranquillo inizio il bombardamento con i suoi piccoli pezzi che l’artigliere puntatore dirigeva con grande precisione. Il capitano Embabi non volle rimanere inoperoso, preso il moschetto, sparo anche lui un ventina di colpi. Il duello ebbe la durata di circa un’ora e terminò quando le prime ombre serali cominciarono a calare. Si ignora quali perdite abbiano avuto i beduini; da parte nostra nessuna.”

La Grande Guerra e la morte
Nei mesi successivi tornò in Italia e qui ricevette la croce di cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia. Scoppiata la Grande Guerra, fu promosso al grado di maggiore, ritrovandosi al comando del 1° battaglione del 14° reggimento di fanteria (Brigata Pinerolo). Ismaele con i suoi uomini, durante i primi giorni del conflitto, combatté sull’Isonzo, avanzando verso le alture di Selz, per poi essere fermato ai piedi delle stesse a causa del fuoco austriaco. L’offensiva fu rinnovata durante le prime due battaglie dell’Isonzo (dal giugno all’agosto 1915) e portò alla conquista, al costo di gravi perdite, delle quote 111 e 118. Al termine della battaglia il reggimento passò un mese nelle retrovie, per poi tornare in prima linea in ottobre per partecipare alle 3ª battaglia dell’Isonzo. In quei giorni Ismaele trovò la morte. Il 21 ottobre fu ferito al braccio durante l’avanzata verso le inespugnabili alture di Selz. Nonostante il dolore, continuò a combattere per ben 3 ore, finchè, nell’atto di riorganizzare la compagnia d’avanguardia, fu colpito a morte. Con lui morirono in quei giorni 1200 uomini tra cui 41 ufficiali. Per il valore dimostrato gli fu assegnata la medaglia d’argento al valor militare alla Memoria con la seguente motivazione: “Ferito al braccio, si fasciava alla meglio la ferita sul posto, ed accortosi, poco dopo, che il comandante della compagnia di testa del suo battaglione era caduto si slanciava arditamente a riordinare la compagnia stessa e cadeva, egli pure, per nuova e mortale ferita. Cave di Selz, 21 ottobre 1915.” Fu sepolto nel cimitero di Ronchi.
Onorificenze
- Medaglia d’argento al valore militare

“Ferito al braccio, si fasciava alla meglio la ferita sul posto, ed accortosi, poco dopo, che il comandante della compagnia di testa del suo battaglione era caduto si slanciava arditamente a riordinare la compagnia stessa e cadeva, egli pure, per nuova e mortale ferita. Cave di Selz, 21 ottobre 1915.”
Onorificenze
- Medaglia di bronzo al valore militare

“Quale interprete segui la truppa sul luogo del combattimento e dimostrò calma o coraggio contro informatori del nemico che cercavano comunicare con drappelli ostili di indigeni appostati ostili di allo spalle delle compagnie impegnate nel combattimento. Bengasi, 20 ottobre 1911.”
Fonti:
- Brigata Pinerolo – 13° e 14° Fanteria. Ministero della guerra, Stato maggiore centrale, Ufficio storico, Brigate di fanteria: riassunti storici dei corpi e comandi nella guerra 1915-1918, Roma, Libreria dello Stato, 1924-1929, 8 volumi
- Onore ai Caduti, Illustrazione Italiana, N. 47, pag 432.
- Bollettino ufficiale delle nomine, promozioni e destinazioni negli uffiziali dell’esercito italiano e nel personale dell’amministrazione militare. 1912, 1915, 1916.
- Combattività Beduina nei dintorni di derna, Corriere della Sera, 18 gennaio 1912
- In crociera nei porti della nostra nuova colonia, Corriere della Sera, 27 novembre 1911.
- Foto: https://segretidellastoria.wordpress.com/2016/10/21/gli-egiziani-nellesercito-italiano/