Dalla Crimea a Gaeta: Augusto Albini

Augusto Albini era allora uno dei più belli uomini che abbia mai veduto. Portava i capelli lunghissimi, erano biondi, e la barba alla Van Dyck. Era forte come un Ercole; dicevasi sostenesse a braccio teso una palla da 40 per mano.”

Augusto Vittorio Vecchi

Giovinezza

Nacque a Genova il 30 luglio 1830 dall’ammiraglio Giuseppe e Raffaella D’Ornano. Come i suoi fratelli, Giovan Battista e Giorgio, seguì la carriera del padre arruolandosi tra le file della Real Marina Sarda. Il giovane ufficiale, dopo aver frequentato la Scuola di marina di Genova, partecipò alle campagne militari che portarono all’unificazione quali la campagna di Crimea e la seconda guerra d’indipendenza. Tra le due fu protagonista di un fatto assai singolare. Nel 1858, allora promosso luogotenente, si trovava a bordo del Beroldo nel canale del Mozambico. Durante la navigazione l’imbarcazione fu colpita da una forte burrasca che fece cadere una dozzina di marinai in mare. Rapidamente il giovane ufficiale, nonostante i forti venti ed il mare grosso, fece mettere una lancia a mare per salvare i naufraghi. Per il valore dimostrato gli fu assegnata la medaglia d’argento al valore con la seguente motivazione: ”Per essersi segnalato nell’esporre la propria vita per la salvezza di tre marinai della fregata Beroldo caduti in mare nel Canale di Mozambico”. (R.D. 24 aprile 1858)”.

La regia nave “Beroldo” colpita da una forte burrasca. Il dipinto reca la seguente iscrizione: “Burasca e temporale sofferto dalla Regia Nave Oneraria il Berordo comandata dal Comandante D’Every, il giorno 24 ottobre 1857 alle ore antimeridiane, essendo in Lat. 30° 53′ Sud, Long. 36° 22′ Ovest – distanza dall’isola di Madagascar 285 miglia – distanza dal Capo di Buona Speranza 1080 miglia – 1858. Voto fatto da Bartolamo Chiesa”.

Assedio di Ancona

A seguito della spedizione dei mille in Sicilia, il Regno di Sardegna mosse da nord i suoi corpi d’armata contro le legazioni delle Marche e dell’Umbria, con il fine ultimo di raggiungere i territori del Regno delle Due Sicilie. Obiettivo chiave dell’avanzata sabauda fu la piazzaforte di Ancona, presidiata da un gran numero di truppe pontificie e difesa da alcune importanti fortificazioni armate di cannoni di origine austriaca. Circondata da terra e da mare a seguito della battaglia di Castelfidardo, la città fu posta sotto assedio. Ne seguirono furiosi scontri per la conquista dei forti che circondavano il centro cittadino. Dal mare invece la flotta dell’ammiraglio Persano, proveniente da Napoli e composta dalle pirofregate Maria Adelaide (nave ammiraglia), Vittorio Emanuele e dalla Carlo Alberto, dalle corvette a ruote Costituzione e Governolo, dall’avviso a ruote Monzambano, dalla fregata San Michele, dal brigantino Azzardoso e dai i piroscafi Tanaro e Conte di Cavour, a partire dal mezzogiorno del 18 settembre 1860 cominciò a bersagliare con le sue batterie le fortificazioni pontificie. Augusto, di servizio nella nave ammiraglia con il grado di luogotenente, fu incaricato insieme al parigrado Augusto Conti di forzare il porto con il naviglio minore. Come da ordini del Persano, i due si mossero con i propri uomini all’una di notte del 26 settembre, ma l’attacco fu respinto prontamente dai marinai e soldati pontifici che con del naviglio armato proteggevano l’entrata del porto. L’azione viene tentata nuovamente la notte successiva. I luogotenenti di comportano egregiamente ma il colpo di mano, nonostante un iniziale successo, viene nuovamente sventato dai difensori. Visti vani i tentativi di prendere il porto con azioni furtive, l’ammiraglio contro il parere del proprio stato maggiore (solamente il fratello maggiore di Augusto, Giovan Battista, sostenne il Persano), decise di forzare definitivamente il porto. Alle 13 del 28 la flotta si mosse verso il porto, affondando il naviglio minore e bersagliando le batterie che davano sul porto, soprattutto quella della Lanterna. La Vittorio Emanuele comandata da Giovan Battista si portò a breve distanza dalla temuta batteria e la crivellò di colpi con ripetute bordate, causando così lo scoppio della Santa Barbara della piazzaforte che uccise la maggior parte dei suoi occupanti. Terminò così l’assedio di Ancona, con la presa della città delle truppe di terra a causa della capitolazione delle truppe assediate. Per il coraggio dimostrato Augusto ottenne la sua seconda medaglia d’argento al valore con la seguente motivazione “Per l’intelligenza ed il valore con cui si distinse nei fatti d’arme di Ancona quale Luogotenente di Vascello sulla pirofregata Maria Adelaide (R.D. 17 novembre 1860)”.

Assedio di Gaeta

Nel frattempo, il collasso delle truppe pontificie e di quelle borboniche portò all’ultimo della campagna nel centro italia: l’assedio di Gaeta. La flotta prese quindi il mare per tornare nel mar Tirreno per porre d’assedio l’ultima roccaforte borbonica, approfittando della dipartita della flotta francese che proteggeva il porto. I difensori mostrarono tutto il loro valore, resistendo ai ripetuti attacchi del Cialdini ed alle varie privazioni derivanti dall’assedio. Il generale sabaudo da terra non riuscì a prendere in breve tempo la roccaforte pertanto era necessario supportare le operazioni di terra con i pezzi dei propri battelli. Le batterie borboniche, ben piazzate, rappresentavano un valido ostacolo per le navi piemontesi. Fu presto pianificata un arditissima impresa per porre un freno alla decisa ed ostinata difesa della guarnigione di Gaeta, con lo scopo di demoralizzare profondamente l’assediato. Si pensò di utilizzare le cannoniere Confienza e Curtatone come navi incendiarie, l’esplosione dei due battelli davanti alle batterie causerebbe uno scompiglio ed una confusione senza precedenti, facilitando quindi l’azione congiunta delle truppe di terra di Cialdini [1]. Per l’impresa si proposero subito Augusto e Simone Pacoret de Saint-Bon. I due ufficiali iniziarono quindi a modificare estensivamente le due navi per l’impresa, come riporta Niccola Nisco: “In pochi giorni le due navi vennero corazzate a mura. tura di mattoni nella parte degli scafi sovrastante alla linea d’immersione, e tutto lo spazio avvolto da tale muratura fu diviso in tre scompartimenti; il centrale per la macchina di locomozione: i due di poppa e di prora pel caricamento di 500 barili di polvere scoperchiati. Ad ottenere poi che l’accensione della polvere fosse contemporanea, fu collocata presso la scala di poppa una cas setta, siccome testé è accennato, con polverino prontamente accensibile ed inneschi preparati a bruciare in un periodo di 15 minuti, tempo valutato necessario per fare sottrarre l’uffiziale accenditore all’effetto della esplosione.” Fu ideato un piano d’attacco rischiosissimo ma potenzialmente efficace: “la Confienza sarebbesi diretta sul mezzo della bocca del porto ad urtare ed esplodere contro la cortina interna di esso : che al tempo stesso la Curtatone avrebbe investito un punto più centrale del fronte interno di mare : e che il pontone-brulotto, scoppiando prima ed altrove, avrebbe distratta l’attenzione degli assediati dai punti in realtà minacciati. Sul pontone doveva stare il solo uffiziale; un battello con quattro marinai lo avrebbe rimorchiato. Sopra ogni cannoniera, l’uffiziale ed un macchinista; a rimorchio un battello con due uomini, su cui salvarsi, dopo accesa la miccia; salvezza, però, che nessuna cautela poteva assicurare.” Nonostante i preparativi fossero ultimati per il 6 febbraio 1861, Cialdini si oppose fermamente allo svolgersi delle operazioni, convinto ormai che la capitolazione di Gaeta era imminente. Infatti non si sbagliò, il 13 febbraio la piazzaforte cadde in mano sabauda. Per i fatti d’arme di Gaeta al giovane luogotenente fu conferita la terza medaglia d’argento al valore con la seguente motivazione: “Per essersi distinto durante il blocco e l’assedio della fortezza di Gaeta destinato nella Regia fregata Maria Adelaide a ricoprire l’incarico di Capitano di Porto (R.D. 17 novembre 1860)”

Il 5 febbraio 1861 alle ore 16 il magazzino delle munizioni della batteria S. Antonio esplose

Da addetto navale a Londra a senatore del regno

Terminate quindi le operazioni militari, Augusto si ritrovò nel 1862 a Londra in qualità di addetto navale all’ambasciata italiana e rimase con tale incarico fino al 1872. Durante la sua permanenza nel cuore dell’Impero Britannico riuscì a portare a termine la travagliata costruzione della R.N. Affondatore, di cui ne fu acceso promotore. Riuscì anche a stringere una relazione duratura con la società Armstrong di Newcastle, la quali aprì una sua branca a Pozzuoli, poi rilevata dall’Ansaldo. Nel 1866, l’esercito prussiano mostrò a tutt’Europa la superiorità delle armi ad ago. Per rispondere alla crescente esigenza di tali armi Albini ideò un sistema similare, convertendo le obsolete carabine Enfield. L’arma fu presto adottata dalla Regia Marina Italiana, dal Belgio e dall’Olanda. L’ingegno dell’Albini non si limitò solamente allo studio delle armi leggere, ma fu prolifico soprattutto nel campo delle artiglierie navali. Terminata l’esperienza inglese, Augusto fu presto interpellato dal vecchio amico ed ora ministro della Marina Saint-Bon per risolvere il problema riguardante le artiglierie della Duilio e Dandolo, proponendo l’utilizzo dei pezzi d’artiglieria della casa Armstrong. Il 4 ottobre 1873, Albini, con il grado di capitano di vascello, fu nominato direttore della artiglieria e torpedini presso il Ministero della Marina. In questo periodo egli inventò uno dei primi sistemi per assorbire il rinculo dei pezzi d’artiglieria navali. Il carrello da lui ideato fu preso montato nella corvetta Vettor Pisani. Lasciò tale incarico nel 1886, con il grado di contrammiraglio per assumere la presidenza della società Ansaldo-Armstrong. Nel 1897 egli ideò e realizzò uno dei primi autocannone della storia. Fuori dal campo bellico, Albini impiantò a Roma la prima fabbrica italiana per la produzione del ghiaccio artificiale. Senatore del Regno, morì a Roma il 3 giugno 1909.

Note

1 – In realtà il piano originale, ideato dal generale del Genio Menabrea, prevedeva l’utilizzo di un solo brulotto contro l’angolo formato dalla controguardia Cittadella e dall’avanzata Porta di terra. A tal fine si spedì all’arsenale di Genova l’ufficiale del Genio Rosselli per trasformare un pontone in brulotto. La dipartita della flotta francese fece si che il piano comprendesse anche l’utilizzo delle due piro-cannoniere Confienza e Curtatone comandate dal Saint-Bon e da Augusto Albini.

Onorificenze

  • Medaglia d’argento al valore militare

”Per essersi segnalato nell’esporre la propria vita per la salvezza di tre marinai della fregata Beroldo caduti in mare nel Canale di Mozambico”. (R.D. 24 aprile 1858)”.

  • Medaglia d’argento al valore militare

“Per l’intelligenza ed il valore con cui si distinse nei fatti d’arme di Ancona quale Luogotenente di Vascello sulla pirofregata Maria Adelaide (R.D. 17 novembre 1860)”.

  • Medaglia d’argento al valore militare

“Per essersi distinto durante il blocco e l’assedio della fortezza di Gaeta destinato nella Regia fregata Maria Adelaide a ricoprire l’incarico di Capitano di Porto (R.D. 17 novembre 1860)”

  • Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia 30 gennaio 1861
  • Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia 7 maggio 1868
  • Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia 28 gennaio 1873
  • Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia 7 giugno 1875
  • Grande ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia 5 novembre 1876
  • Cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 13 dicembre 1863
  • Ufficiale dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 19 gennaio 1870
  • Commendatore dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 30 maggio 1878
  • Grande ufficiale dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 16 maggio 1886
  • Cavaliere dell’Ordine della Legion d’onore (Francia) 27 agosto 1860


Bibliografia 

  • Bixby, William Herbert. New Ordnance Material, & Armor Material in Europe: Official Report to the U.S. War Department. Stati Uniti, Engineering news Publishing Company, 1886.
  • Nisco, Niccola. Il generale Cialdini e i suoi tempi. A. Morano, 1893.
  • Nisco, Niccola. Storia civile del regno d’Italia. Morano, 1895.
  • Randaccio, Carlo. Storia delle marine militari italiane dal 1750 al 1860 e della marina militare italiana dal 1860 al 1870. Forzani, 1886.
  • Rivista di Roma. Italia, Rivista di Roma, 1909.
  • Vecchj, Augusto Vittorio. Storia generale della marina militare: corredata d’incisioni e carte. Tip. di R. Giusti, 1895.

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