Quest’oggi parleremo forse del primo e proprio mitra ideato in Italia. Non stiamo parlando della FIAT Mod. 1915 o più comunemente chiamata Villar Perosa, ma bensì della sua evoluzione, ovvero il Moschetto Automatico FIAT-Revelli, ufficialmente chiamato Fiat Mod. 1916.
La storia di quest’arma parte proprio dal suo progettista, ovvero Abiel Bethel Revelli di Beaumont, discendente di una famiglia di antica nobiltà piemontese.

Ufficiale di Artiglieria del Regio Esercito, si rese protagonista nel primo ventennio del novecento per i suoi progetti in campo della armi da fuoco automatiche. Infatti lavorò spesso a stretto contatto con la Fiat, azienda che produsse poi alcuni dei suoi modelli, come la mitragliatrice Fiat-Revelli Mod. 1914 e la FIAT Mod. 1915 ovvero la Villar Perosa. Quest’ultima è nota a tutti per essere il primo mitra della storia, anche se concettualmente era stato ideato ad uno scopo diverso, dato che il concetto di mitra ancora non esisteva. Concettualmente doveva essere una semplice mitragliatrice leggera per un eventuale utilizzo su aeroplani o per un eventuale uso terrestre. L’alto rateo di fuoco doveva idealmente aumentare notevolmente la potenza di fuoco delle nostre truppe, ma l’arma era piena di difetti per l’utilizzo che Revelli ipotizzò.

La scarsa capacità dei caricatori, i gravi problemi di raffreddamento, la relativa debolezza della cartuccia utilizzata il tutto unito ad un ergonomia pressoché inesistente, la rese un’arma difficile da utilizzare. Nonostante tutto fu comunque prodotta in serie ed estensivamente utilizzata, a causa della nostra pesante carenza di mitragliatrici. Nel 1916 si ipotizzò l’uso di una carabina automatica per l’uso aeronautico, da dare in dotazione ai nostri piloti e osservatori. La richiesta per questa nuova arma fu emessa dal nostro Servizio Aeronautico. La commissione di prova esaminò nel dicembre 1916 il progetto proposto da Revelli, denominato Moschetto Automatico Revelli. Lo sviluppo di quest’arma va attribuito non solo al nostro progettista piemontese, infatti l’arma fu sviluppata grazie al supporto della FIAT di Torino e dalla RIV di Pinerolo.

Il moschetto automatico era essenzialmente una “conversione” della mitragliatrice a doppia canna Villar Perosa in una carabina a canna singola, installando una sezione dell’arma in una cassa convenzionale in legno. Inoltre fu dotato di un’impugnatura e di un grilletto di stampo convenzionale. Il funzionamento dell’arma è rimasto pressoché identico a quello della Villar Perosa, mantenendo anche il caratteristico caricatore da 25 colpi. Furono introdotti anche alcuni miglioramenti, come il selettore di fuoco che aveva due posizioni, una per il colpo singolo e l’altra per il fuoco automatico. Inoltre fu aggiunto un deflettore curvato per poter indirizzare i bossoli in avanti lontano dal tiratore, nota bene che l’arma espelle i proiettili verso il basso, proprio come il Villar Perosa. L’arma era molto primitiva ed al suo stato embrionale, ma il Regio Esercito si manifestò interessato a provarlo sul campo. Nel 1917 il moschetto automatico di Revelli fu sottoposto alle valutazioni della commissione e gareggiò contro i modelli della Beretta e dell’Ansaldo. Il modello della Beretta, che aveva un design molto simile, vinse e fu adottata dall’esercito italiano all’inizio del 1918. Quest’arma fu affidata ai nostri reparti di Arditi, che la utilizzarono dal marzo 1918.
Per quanto riguarda Revelli, non si diede per vinto. Nel marzo del ‘17 ridisegnò il suo progetto, apportando numerose modifiche. Da qui nascerà il mitra O.V.P. Non ci è nota la data esatta in cui fu messo in produzione in serie, si ipotizza che i primi mitra uscirono dalle Officine di Villar Perosa nei mesi finali del 1918. Basandosi sui numeri di serie, sembra che ne siano stati realizzati circa 500 esemplari, ciò ci fa supporre che la produzione di tale arma fu interrotta con l’armistizio e la conseguente fine dell’ostilità.