Contesto storico
Generalmente in questo Blog approfondiamo la meccanizzazione del Regio Esercito, analizzando i carri italiani che si resero protagonisti durante il secondo conflitto mondiale. Abbiamo anche largamente parlato dei modelli che rimasero allo stadio di prototipo o persino di quelli che rimasero solamente sulla carta. Ho notato però che non abbiamo mai comparato seriamente i carri italiani contro i loro avversari principali, ovvero i mezzi corazzati britannici. Considero tale confronto fondamentale, sia per capire le varie differenze dal punto di vista logistico, dottrinale e produttivo. Per il nostro primo confronto mi sembrava doveroso mettere a paragone il nostro carro M13, assoluto protagonista dei primi due anni di guerra, ed uno dei suo contemporaneo britannico, ovvero il Cruiser Mk. IV. Questi due mezzi si fronteggiarono dal settembre del 1940 fino al tardo 1941. Quali erano i punti di forza del carro britannico rispetto alla controparte italiana? Come mai il carro inglese nei primi anni di guerra si dimostrò superiore nel campo di battaglia? Andiamolo a scoprire!

Per poter confrontare i due carri armati dobbiamo prima conoscere il carro inglese, analizzando le sue caratteristiche tecniche e come operava nel teatro operativo. Come sempre partiamo dalle origini dell’A13. Come abbiamo detto all’inizio l’A13 appartiene alla famiglia dei carri Cruiser. Questa famiglia è comparabile a quella dei carri d’assalto italiana, ovviamente tale paragone va fatto solo dal punto di vista tattico. Nell’esercito inglese, esso faceva parte di una dottrina d’utilizzo che includeva il più corazzato ma lento carro armato per fanteria insieme alla fanteria stessa per sfondare le linee nemiche, dopodiché i carri cruiser attraversavano le linee per danneggiare le retrovie. Premetto che i carri italici affrontarono tutti i carri di questa famiglia!
Cruiser Mark I
Il primo carro di questa tipologia fu il modello A9, derivato dal più costoso Medium Mk III. Progettato da Sir John Carden della Vickers-Armstrongs. Il carro doveva andare a sostituire i vecchi carri medi britannici, doveva essere economico ed allo stesso tempo doveva soddisfare i requisiti emanati per il Medium Mk III. Come quest’ultimo fu deciso di montare l’armamento principale in una torretta girevole posta al centro dello scafo, armata del moderno cannone anticarro cannone Ordnance QF 2 lb da 40 mm e di una mitragliatrice coassiale Vickers raffreddata ad acqua. nella parte anteriore dello scafo furono montate due torrette armate sempre di una mitragliatrice Vickers ciascuna. Nel tentativo di tagliare i costi, furono prese delle decisioni molto infelici, come quella di dotare il mezzo di un motore poco potente ma già disponibile sul mercato, e soprattutto economico. Fu deciso inoltre, per ridurre ulteriormente le spese di produzione, di dotare il carro di una corazzatura spessa frontalmente solamente 14 mm. Nel 1938 il nuovo carro A9 fu ufficialmente denominato Cruiser Mark I. Era il primo carro armato britannico ad avere la torretta azionata da un motore, anche se il puntamento dell’arma principale era ancora manuale. Furono prodotti un totale di 125 esemplari.

Cruiser Mark II
La versione successiva, l’A10 era versione semplificata del precedente, le torrette frontali furono rimosse e la corazzatura frontale fu portata a 30 mm, anche questa versione fu prodotta in un numero limitato di esemplari, per un totale di 175 esemplari.

Cruiser Mark III e IV
E finalmente arriviamo al nostro A13. ci furono due versioni di questo carro, ovvero il cruiser Mk. III e il Mk. IV. Andiamo ad analizzare a fondo il progetto. Il tutto nasce dal tenente colonnello Giffard Le Quesne Marte, nel 1936 una missione militare britannica di cui faceva parte, assisté poco fuori Kiev alle manovre campali dell’Armata Rossa e i suoi membri rimasero impressionati soprattutto dai carri armati BT. Avete presente quei vecchi filmati di propaganda dove si vedono i carri BT affrontare qualsiasi ostacolo ad alta velocità? Oppure, sempre nello stesso filmato, un carro BT si lancia a folle velocità verso un fiume attraversandolo? Se queste immagine ci lasciano esterrefatti ora, pensate allora! I carri BT rappresentavano a pieno tutto ciò che gli inglesi desideravano per i loro carri cruiser, una buona potenza di fuoco, unita ad un’ottima mobilità. I carri inglesi prodotti fino ad allora, gli A9 ed A10 erano sotto potenziati e non pienamente adatto al ruolo, avendo un motore troppo debole per il peso del carro, ed una tendenza ad affondare nel terreno. Le sospensioni Christie impressionarono così tanto la commissione inglese che subito si misero all’opera per emularle. Nel corso dello stesso anno il governo britannico incaricò la Morris Commercial Cars di prendere contatti con l’ingegner Christie e la ditta riuscì in breve ad acquistare uno dei carri armati Christie originali ancorché privo di torretta, cui fu data la designazione di A13E1

Il 7 novembre 1936 il veicolo arrivò nel Regno Unito e fu presto analizzato e studiato dal personale tecnico della Morris. Si decise di utilizzare come base lo scafo del modello statunitense, lo stesso fu però allargato e allungato, sia per consentire l’installazione della torretta del cruiser Mk. I, sia per dotare il mezzo di un vecchio ma potente motore Liberty L-12 a dodici cilindri a V, cilindrata di circa 27 000 cm³ di derivazione statunitense, originariamente pensato per gli aeroplani. L’armamento del mezzo rimase invariato, anche se fu introdotta una cupola per il capocarro, consentendo così al capocarro di svolgere propriamente il suo ruolo. In torretta sedevano tre dei quattro membri dell’equipaggio: comandante, cannoniere e caricatore, mentre il pilota si trovava nel vano anteriore dello scafo e guidava il mezzo mediante leve direzionali e il sistema frizione-freno.
Il primo veicolo fu consegnato nell’ottobre 1937 e immediatamente sottoposto a collaudi, durante i quali fu raggiunta una velocità di ben 56 km/h; fu una prestazione eccessiva che causò vari problemi meccanici e di governabilità. L’A13E3, perciò, ebbe il propulsore tarato su una velocità massima di circa 48 km/h e montò cingoli con maglie più corte, accorgimenti che ridussero le probabilità di scingolamento e di beccheggio in marcia.
Nel 1938, il War Office decise di realizzare un nuovo modello con corazzatura più spessa. Venne alla luce così il A13 Mk II, Cruiser Tank Mk IV, con una corazzatura massima di 30 mm e piastre inclinate aggiunte sui lati ed il retro della torretta originale, che diedero al carro il caratteristico aspetto moderno. Alcuni Mk III furono ricostruiti e portati allo standard Mk IV direttamente in fabbrica.

I carri Cruiser si dimostrarono degli avversari piuttosto ostici durante i primi due anni di guerra in nord Africa, quindi vuol dire che essi erano superiori ai nostri carri M? Andiamolo a scoprire.
Il confronto
I carri M non facevano della mobilità un loro punto di forza. Il motore Fiat-SPA 8T M.40 diesel da 125 CV era sicuramente sottopotenziato rispetto al peso del mezzo. Infatti il motore era stato sviluppato per il carro di rottura da 8T. Resta il fatto che il motore, nonostante la necessità di utilizzare troppo spesso la prima e la seconda marcia fuoristrada, i ripetuti sfasamenti del motore e il sistema di raffreddamento insufficiente, si dimostrò sicuramente più affidabile rispetto al Liberty. Quest’ultimo infatti aveva un ciclo di vita di sole 100 ore ed aveva seri problemi di raffreddamento.

Per quanto riguarda l’armamento, l’Ordnance QF 2 lb da 40 mm era un ottimo cannone controcarro, ma si rilevò principalmente deficitario nell’attaccare le postazioni fortificate avversarie e la fanteria avversaria. Il motivo di questo deficit è presto detto, il cannone QF lb da 40 mm non poteva sparare proietti esplosivi, costringendo gli equipaggi a combattere eventuali postazioni anticarro con la sola mitragliatrice coassiale. Il cannone da 47/32, pur essendo inferiore per capacità controcarro, essendo nato come cannone d’accompagnamento, si dimostrò più versatile ed efficace rispetto alla controparte britannica.

Se confrontiamo i costi di produzione, il costo dei carri cruiser variava dai 11000 £ ai 13800 £, se li convertiamo in euro (valuta attuale), un carro costava singolarmente circa 627000 €. Un costo assai maggiore se confrontato al costo unitario di un carro M di circa 250000 ₤ italiane, che corrispondono a 217000 € odierni. Ovviamente l’industria italiana era solita produrre i carri della serie L, che aveva un costo unitario di circa 50000-70000 ₤. Da questi dati, capiamo la difficoltà nel produrre tali carri, soprattutto se consideriamo la mancanza di una catena di montaggio ed a un ritmo di produzione semi-artigianale.
“Fino ai primi mesi del 1942 i nostri carri M ressero, bene o male, il confronto con i Cruiser/Crusader britannici. Il problema fu Quando iniziarono ad arrivare gli Stuart americani, velocissimi e molto più affidabili… La catastrofe, per i nostri carristi cominciò quando affluirono in massa i Valentine da fanteria, i Grant/Lee e soprattutto gli Sherman. A quel punto il sovrumano coraggio non bastò più”
Metal Mike Freeman