Nel contesto della campagna di Libia il comando italiano decise di impiegare per la prima volta gli aerei in guerra, questa idea innovativa ha portato gli italiani ad esser i pionieri dell’aereonautica. Il contesto era quello desertico che si vedrà poi nella seconda guerra mondiale, gli aerei erano tutti di produzione estera.
L’esercito italiano, una volta effettuato con successo lo sbarco a Tripoli, pensò di schierare mezzi aerei vari, fino a formare la prima unità aerea del regio esercito. Le unità schierate erano: 2 dirigibili, 9 aerei, tutti di produzione straniera (2 Bléirot XI, 3 Nieuport, Farman, e Etrich Taube). Queste unità andarono a formare un’unità nota come “Flottiglia Aeroplani di Tripoli”, composta da 11 piloti, 30 uomini di truppa comandati da un sergente e i 9 apparecchi.

Il reparto si imbarcò a Napoli il 12 ottobre e solo dopo molte difficoltà poté stabilire un campo di fortuna a sud ovest di Tripoli, in una località chiamata Cimitero degli Ebrei. Il primo volo di ricognizione fu effettuato da Piazza il 23 ottobre 1911, con il suo Blériot (codice di identificazione 1). Una seconda squadriglia di aeroplani fu stabilita a Bengasi (un Blériot, un Farman ed un Asteria). Altre due squadriglie, su quattro aerei ciascuna e con piloti civili volontari, operarono da Derna e da Tobruk, fortunatamente queste squadriglie, pur avendo aerei di tipo diverso, utilizzavano solo il motore Gnôme, riducendo quindi i problemi logistici per l’approvvigionamento di parti di ricambio. Il primo novembre il tenente Giulio Gavotti, a bordo di un Etrich Taube, effettuò il primo bombardamento aeronautico della storia, come scrisse Gavotti al padre: “Ho deciso di lanciare bombe dall’aeroplano, è la prima volta che si tenta una cosa del genere… Afferro la bomba con la mano destra; con i denti strappo la chiavetta di sicurezza… Dopo un momento vedo una nuvoletta scura”. Il 28 ottobre per la prima volta un aereo diresse il tiro di artiglieria del Sardegna sull’oasi di Zanzur. Nel corso della guerra ci fu anche il primo pilota militare morto in azione, il sottotenente Manzini, che il 25 agosto precipitò in mare davanti a Tripoli con il suo aereo.

Nel corso della guerra la specialità da bombardamento ebbe un’evoluzione continua, prima sostituendo le bombe Cipelli con le più potenti Haasen. Un grande passo avanti nel bombardamento aereo si ebbe l’11 febbraio, quando ad un Blériot XI fu applicato sulla fiancata un tubo attraverso cui far cadere le bombe Bontempelli, studiate appositamente per l’impiego aeronautico. Ben presto, da Alessandro Cagno, venne realizzato “sul campo” un rudimentale dispositivo di mira, formato da una tabella graduata che dava un’inclinazione precisa alla cassetta o al tubo lanciabombe. Solo in dicembre tuttavia fu possibile effettuare missioni di ricognizione fotografica, utilizzando una macchina Zeiss fornita dalla Sezione Fotografica del Genio. Durante la guerra imperversò una controversia internazionale, dato che la Convenzione internazionale dell’Aia del 1899 aveva proibito il bombardamento con i dirigibili, ma l’Italia sostenne che il divieto non si applicava a gli aeroplani.
Questa guerra gettò le basi per l’aeronautica moderna, diventata oramai la branca più importante dell’esercito, definendone le specialità e le strategie applicate ancora oggi, ciò la rende una delle guerre più decisive della storia.
FONTI:
Sprea editori, storie di guerre e guerrieri